LA MORSA DEI DAZI DELLA “NUOVA” AMERICA DI DONALD TRUMP: L’ANNUNCIO CONTRO CINA, MESSICO E CANADA
Se fino ad oggi il tema dei dazi americani era rimasta una “promessa” da campagna elettorale, ora il Presidente eletto Donald Trump dà il suo primo annuncio su cosa scatterà dal 20 gennaio 2025, data del giuramento ed insediamento alla Casa Bianca. Dazi contro la Cina, il Messico e il Canada, così per cominciare, richiedendo in cambio – per evitare la morsa delle sanzioni – interventi diretti su due temi chiave della proposta repubblicana nei prossimi 4 anni di Presidenza.
In un lungo intervento sul social “Truth”, il tycoon ha annunciato come dal 20 gennaio i primi provvedimenti della seconda Amministrazione Trump prevederò «far pagare a Messico e Canada una tariffa del 25% su tutti i prodotti che entrano negli Stati Uniti, e sui loro ridicoli confini aperti». Cambiando asse e parte del mondo, il nemico n.1 degli Stati Uniti a livello commerciale – già messa nel mirino durante la prima Presidenza 2016-2020 – viene riproposta come nazione da attenzione con nuovi dazi, questa volta al 10%: le motivazioni sono riferibili tanto al tema migranti quanto all’emergenza sociale e medica della droga fentanyl, questa sì autentica piaga della popolazione americana (e non solo).
COSA CHIEDE TRUMP PER EVITARE I DAZI E COSA RISPONDE PECHINO: “NON VINCERÀ NESSUNO COSÌ”
Secondo l’affondo di Trump sui nuovi dazi da attuare contro i tre Paesi suddetti, i pagamenti aggiuntivi andranno avanti e rimarranno fino a che la droga e gli stranieri illegali «non fermeranno questa invasione del nostro Paese», Tanto il Messico a sud quanto il Canada a nord, secondo il Presidente designato, devono capire come il nodo migranti e droga sono temi su cui hanno pieno potere per limitare, se non proprio eliminare il problema alla radice.
Finché però non limiteranno le frontiere e stroncheranno i traffici illeciti delle bande criminali sul fentanyl, ecco che i dazi rimarranno e a caro prezzo: la minaccia di Trump però non si ferma solo su Canada e Messico ma si estende anche sul fronte Cina, il vero obiettivo di scontro geopolitico e commerciale degli Stati Uniti nei prossimi anni. Il Presidente repubblicano se la prende con Pechino imponendo lo stop netto alla produzione in Cina della medesima droga sistematica divenuta sempre più emergenza nazionale nelle parti più fragili dell’America. In attesa di capire come e in che modalità saranno prodotti i dazi “promessi” da Donald Trump, la Cina tramite l’ambasciata a Washington ha fatto pervenire una prima risposta “netta” alla dottrina trumpiana: niente e nessuno, tra Cina e Usa, «vincerà la guerra commerciale o peggio tariffaria» che potrebbe sorgere ulteriormente con Trump.
Secondo il portavoce dell’ambasciatore, Liu Pengyu, in una nota consegnata alle agenzie americane ribadisce come la Cina ritenga la cooperazione economica bilaterale un vero vantaggio reciproco per tutti. Nel merito dell’accusa di non fare nulla nel frenare il traffico di droga verso gli Stati Uniti, l’ambasciata cinese ricorda l’accordo raggiunto tra Biden e Xi Jinping lo scorso anno, perciò «l’idea che la Cina consenta consapevolmente ai precursori del fentanyl di fluire negli Stati Uniti è completamente contraria ai fatti e alla realtà». È anche vero però che il traffico di fentanyl è tutt’altro che diminuito e dalla Cina giungono le minacce più serie per il “mercato” di stupefacenti che tanto attanaglia giovani generazioni e non negli States. A margine del G7 a Fiuggi, l’Alto Rappresentante Ue uscente Josep Borrrell condanna il “viatico” intrapreso da Trump sul fronte dazi, sottolineando come l’Europa sia comunque pronta alla stagione di sanzioni con eventuali contromisure da mettere in campo.