IL TRILATERALE SULLA GUERRA IN UCRAINA (E LA CRISI IN SIRIA) A PARIGI: TRUMP CON ZELENSKY DA MACRON
Una pace è possibile, duratura con un accordo immediato e che non possa essere infranto dopo poco dalla Russia: è questo il senso del dialogo avvenuto nel trilaterale del 7 dicembre 2024 a Parigi fra il Presidente eletto americano Donald Trump con gli omologhi di Ucraina e Francia, Volodymyr Zelensky ed Emmanuel Macron. Mentre in Medio Oriente un ulteriore fronte di guerra in Siria rischia di provocare “smottamenti” nel già iperdelicato equilibrio geopolitico, in occasione della riapertura della Cattedrale di Notre Dame a Parigi è l’improvviso trilaterale ad accendere i riflettori mondiali sul nuovo dialogo fra Trump e Zelensky in merito ad un possibile cessate il fuoco con la Russia già ad inizio 2025.
Approfittando del buon rapporto personale con il Capo dell’Eliseo, il Presidente designato incontra il leader ucraino per ribadire l’intenzione degli Stati Uniti di puntare ad una pace “rapida” e giusta per Kiev, che rimuova il veto imposto negli ultimi mesi sul tavolo dei negoziati: «Zelensky e l’Ucraina vogliono un accordo per fermare la follia di questa guerra», ha scritto su “Truth” il leader repubblicano dopo l’incontro non breve tenutosi ieri all’Eliseo. Dopo aver rivendicato la necessità di stravolgere del tutto la politica dei Dem Usa sul Medio Oriente, che ha portato a scenari oggi complicatissimi tra Libano, Gaza, Iran e ora anche in Siria, Trump ribadisce la centralità dei negoziati di pace come criterio per spegnere i conflitti al più presto: «Hanno perso in modo ridicolo 400.000 soldati e molti più civili», scrive ancora il Presidente da poco eletto e che si insedierà il prossimo 25 gennaio 2025. Di contro, anche in Russia vi sono più di 600mila morti o feriti in guerra, un conflitto che non sarebbe dovuto neanche cominciare (e qui Trump fa riferimento alla forte critica sulla gestione pre-guerra dell’amministrazione Biden) e che ora si augura di farlo terminare quanto prima.
COSA HA DETTO TRUMP SULLA GUERRA IN UCRAINA, QUALE RUOLO DI MACRON (E DELL’ITALIA DI GIORGIA MELONI”
Tanto nell’intervista alla CBS di ritorno da Parigi, quanto sul suo profilo social di “Truth”, il Presidente Donald Trump ribadisce la necessità di un cessate il fuoco immediato per iniziare i negoziati. Dice poi di conoscere molto bene il Presidente russo Vladimir Putin e sa che questi mesi è il vero «momento di agire, la Cina può aiutare». La stretta di mano e i visi rasserenati ieri a Parigi fanno intendere che nel trilaterale con Macron, sia Trump che Zelensky possano ritenersi sodisfatti dei piccoli passi geopolitici avvenuti. Un primo commento lanciato da Kiev al termine del trilaterale conferma la volontà di procedere verso una pace giusta e duratura, ma per farlo servono «garanzie efficaci» in modo che Mosca possa non rimangiarsi le promesse fatte ai tavoli diplomatici, conclude il Presidente Zelensky.
Kiev conta sull’America per fermare l’avanzata della Russia, fermando la guerra di cui Putin è «troppo dipendente», accusa ancora il leader ucraino: serve divenire leader forti di pace, rivendica Zelensky ringraziando l’impegno profuso da Trump in vista della sua Presidenza alla Casa Bianca. Una risposta arriva anche da Mosca con il portavoce del Presidente Putin, Dmitri Peskov, che giudica con freddezza l’apertura non tanto di Trump ma dell’omologo ucraino: pur ritenendo molto interessanti le mosse che prenderà il nuovo Presidente americano, serve che la NATO comprenda come i negoziati di pace dovranno tener conto «le realtà che emergono sul terreno» di guerra. Insomma, Putin vuole mantenere le 4 regioni parzialmente occupate dopo l’inizio del conflitto nel febbraio 2022, oltre alla rinuncia dall’entrare nell’Alleanza Atlantica. La Russia resta aperta ai tavoli di pace, conclude Peskov, ma rinfacciando come sia stata Kiev a «rifiutare i negoziati con il decreto di Zelensky che impedisce qualsiasi contatto con la leadership russa».
Macron in tutto questo ha favorito l’incontro e approfittato delle “sirene estere” per allontanare di qualche ora il caos interno al Governo di Francia, caduto con Barnier in settimana e senza un’evoluzione facile all’orizzonte: se da un lato l’Eliseo festeggia la centralità diplomatica nell’unire Usa e Ucraina davanti a Notre Dame, è da difficile pensare come un Macron sempre più in crisi a livello di politica interna possa guidare la nuova Europa di Von der Leyen verso un ruolo più centrale nello scacchiere internazionale. In attesa dunque delle evoluzioni a Parigi e in attesa di febbraio quando sarà la Germania a cambiare leadership (in una crisi se possibile ancora più grave dei “cugini” francesi) con le Elezioni Federali, è l’Italia di Giorgia Meloni che al momento ottiene lo “status” di canale politico privilegiato per la nuova America di Trump, Vance e Elon Musk. Giusto ieri a Parigi, a margine della cena offerta da Macron, la Presidente del Consiglio ha incontrato il Presidente designato degli Stati Uniti: come riporta su X il responsabile delle attività di Musk in Italia, Andrea Stroppa, il rapporto è ottimo e porta verso scenari nuovi, «L’Italia ha la rara opportunità di avere un rapporto speciale con gli Stati Uniti, nostro secondo mercato commerciale. Il rapporto di stima con Elon, che molti in Italia vorrebbero boicottare, ci sta portando in uno scenario nuovo».