l’azienda Trump Media, controllata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha avviato una causa legale contro Alexandre de Moraes, il giudice brasiliano che lo scorso anno aveva accusato Elon Musk di promuovere la disinformazione su X e per questo aveva imposto inizialmente la chiusura di alcuni account sul social e poi anticipato di voler di sospendere proprio la piattaforma in seguito alla risposta negativa da parte del miliardario, contrario ad una pratica che aveva definito “illegale”, cioè quella di dover sospendere utenti solo perchè personaggi vicini a Bolsonaro e considerati di estrema destra.
In quella occasione il dibattito era diventato pubblico, il giudice come ultima istanza aveva minacciato di far arrestare il rappresentante legale dell’azienda in territorio brasiliano, ma Musk aveva dichiarato sui suoi profili: “X presto chiuderà in Brasile, mi rifiuto di prendere ordini da chi vuole solo zittire gli avversari politici“. Ora il processo proseguirà al Tribunale Federale di Tampa, in Florida, dove il giudice è stato accusato di aver violato il Primo Emendamento sulla libertà di parola in Usa.
Trump Media fa causa al giudice che aveva accusato Elon Musk di fare disinformazione: “Ha censurato account violando il primo emendamento”
La vicenda giudiziaria che aveva coinvolto Elon Musk come proprietario della piattaforma X e Alexandre de Moraes, giudice brasiliano che voleva bloccare il social nel paese a causa della mancata rimozione di alcuni account che promuovevano idee di destra del partito dell’ex presidente Bolsonaro, si era conclusa con una minaccia di vendetta da parte del miliardario, che da difensore della libertà di parola per tutti aveva annunciato di voler portare avanti azioni legali per combattere la censura sui social.
La società tecnologiche Trump Media & Technology Group, insieme alle piattaforme social e video Truth e Rumble, tutte di proprietà di Donald Trump per la maggioranza, hanno avviato una causa giudiziaria al tribunale di Tampa, accusando il giudice Moraes di violazione del primo emendamento e censura di account e app, bloccati in Brasile ma di provenienza statunitense e che proprio per questo, grazie alla legge, anche se diffondono fake news non possono essere oscurati.