Chi sarà il prossimo presidente Usa? Lo stesso di adesso: Donald Trump. Non ha dubbi Helmut Norpoth, 77 anni, professore di scienze politiche alla Stony Brook University, intervistato dal Corriere della Sera. Il suo “Primary Model” nel 2016 aveva azzeccato la vittoria del biondo di Manhattan su Hillary Clinton e ha indovinato cinque delle ultime sei elezioni presidenziale negli Stati Uniti a partire dal 1996, 25 su 27 se applicato a ritroso nel tempo (ha sbagliato Bush-Gore e Kennedy-Nixon). Come si intuisce dal nome, il sistema è fondato non sui sondaggi ma su risultati di elezioni precedenti per valutare se il partito alla Casa Bianca (in questo caso quello Repubblicano) sta perdendo o meno consensi. Norpoth non prende in considerazione popolare (anche se prevede che come nel 2016 Trump prenderà meno voti dell’avversario) bensì ciò che conta per il successo: il Collegio Elettorale. Ebbene, il professore non ha paura di esporsi quando dice che Joe Biden ha meno del 10% di possibilità di spuntarla il primo martedì di novembre…



“TRUMP HA 91% CHANCE DI ESSERE RIELETTO”

Norpoth spiega il suo metodo: “È basato su cent’anni di primarie. Le prime sono cruciali: il New Hampshire in particolare, dove Joe Biden è andato male. Ho incluso la South Carolina nel modello perché, a differenza del New Hampshire, ha più minoranze. Qui Biden è andato meglio, ma la combinazione dei due risultati lo vede indietro rispetto a Trump, che nella mia formula ha una probabilità del 91% di essere rieletto“. Il professore spiega che non sempre l’inquilino della Casa Bianca è favorito: “Quando nelle primarie è messo in difficoltà da rivali del suo partito, spesso non vince a novembre, come accadde a George H.W. Bush nel 1992 (dalla sfida con Pat Buchanan in New Hampshire uscì solo con il 50% circa) e a Jimmy Carter sfidato nel 1980 da Ted Kennedy. Un presidente in corsa per la rielezione ha la certezza di vincere solo se va molto bene nelle primarie, e non è detto. Non dimentichiamo che Trump aveva un rivale: William Weld, l’ex governatore del Massachusetts, che ha preso circa il 10% in New Hampshire“. Proprio dal New Hampshire, secondo Stato a votare per le primarie dopo l’Iowa, è arrivato un inquietante campanello d’allarme per il candidato dei Democratici: “In New Hampshire Biden ha ottenuto meno del 10%: questo la dice lunga sulla debolezza della sua candidatura. Perché tanti problemi in un piccolo Stato in cui tutti lo conoscono? È arrivato dopo Buttigieg e Klobuchar, assai meno noti di lui, oltre che dopo Sanders. Non ricordo nessun candidato alla Casa Bianca che sia andato così male senza una ragione: per Bill Clinton nel 1992 c’erano le accuse di rapporti extraconiugali esplose subito prima. È andato giù, ma poi ha recuperato. Comunque anche sommando i risultati di Biden, Buttigieg e Klobuchar, non superano Trump“.



NORPOTH: “TRUMP PUO’ VINCERE SE DISTRUGGE CREDIBILITA’ DI BIDEN”

Secondo Norpoth, lo stesso Sanders “avrebbe meno chance di Biden” di battere Trump. Il presidente in carica, secondo lo studioso, dovrebbe avere la forza di superare indenne due avvenimenti epocali come la pandemia di coronavirus e le proteste contro il razzismo sistemico negli Usa seguite all’uccisione di George Floyd: “L’approvazione per Trump non è mai stata alta, ma non è cambiata molto dopo questi eventi. È vero che gli elettori di Biden sono motivati dall’opposizione a Trump, ma non penso che sia così inusuale quando hai un presidente in carica: penso a Obama-Romney e Bush-Kerry. La domanda è se il presidente in carica possa riscuotere un’approvazione positiva sufficiente a vincere, oppure riesca a rappresentare il rivale come un’alternativa così terribile che la gente eviterà di votarlo anche se l’inquilino della Casa Bianca non piace. Ci sarà una campagna cattivissima per distruggere la credibilità di Biden“.

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