PROCESSO CAPITOL HILL, TRUMP CONTRATTACCA: “CAMBIARE GIUDICE E CITTÀ”
Donald Trump non ci sta e dopo aver subito la terza indagine e incriminazione negli ultimi mesi passa al contrattacco: «E’ impossibile per me avere un processo equo con il giudice che mi è stato ‘assegnato’ e in quella sede», ha lamentato il candidato repubblicano alle Primarie GOP.
Dal palco della Silver Elephant Gala a Columbia in Carolina del Sud, Trump ha comunicato di aver dato mandato agli avvocati la richiesta formale di ritiro dela giudice Tanya Chutkan dal processo sull’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, oltre a chiedere il procedimento da tenersi in un’altra città che non sia Washington. La giudice nominata dall’allora presidente Barack Obama nel 2014, è stata scelta attraverso il sistema di estrazione ma è anche un’esperta di processi simili all’attacco al Congresso Usa, oltre ad essere quella che ha comminato le pene più severe.
TUTTE LE ACCUSE CONTRO DONALD TRUMP AD UN ANNO DALLE ELEZIONI
Nel messaggio apparso sul social media Truth, Donald Trump ha poi sottolineato alla platea di sostenitori «Sono stato incriminato perché hanno paura di noi, perché abbiamo un movimento che non si è mai visto nella storia del nostro Paese». Secondo l’ex Presidente repubblicano, la sinistra dem lo vuole zittire ma «non permetterò mai che siano loro a zittire voi. E alla fine non cercano me, cercano voi. Io sto solo ostacolando la loro strada e non smetterò mai di farlo. Voi sarete protetti. Se mi farete tornare alla Casa Bianca il loro regno finirà e l’America sarà di nuovo una nazione libera. Adesso non siamo una nazione libera».
Mentre Trump continua a professarsi “non colpevole”, la giudice Chutkan nelle scorse ore ha già respinto la richiesta dei legali del candidato GOP di posticipare la data entro la quale dovranno rispondere al procuratore speciale Jack Smith sulle restrizioni da imporre al processo. Nel frattempo, è emerso che l’ex vicepresidente Mike Pence potrebbe essere chiamato in aula a testimoniare contro l’ex Presidente Trump, «non ne ho intenzione ma non lo escludo», avrebbe detto alla CBS il candidato repubblicano. Al momento sono in tutto 3 le incriminazioni a carico di Donald Trump a pochi mesi dal via alle Primarie repubblicane per la corsa alla Casa Bianca: in primis il caso Stormy Daniels, con il Tycoon incriminato a New York perché accusato di aver pagato alcune persone in cambio del loro silenzio prima di diventare presidente, utilizzando anche fondi della campagna elettorale. Il secondo caso vede lo special prosecutor Jack Smith indagando su Trump presso un tribunale federale in Florida per i documenti riservati di quando era alla Casa Bianca ritrovati (e non consegnati alle autorità) nella residenza di Mar-a-Lago; da ultimo, le nuove accuse per l’assalto a Capitol Hill, con Trump incriminato per aver tentato di «sovvertire le procedure democratiche alla base della funzione del sistema istituzionale degli Stati Uniti».