L’arresto dell’ex presidente Trump è un fatto che rimarrà nella storia. Nel pomeriggio newyorkese l’ex presidente si è presentato spontaneamente presso il tribunale di Manhattan per essere identificato (probabilmente sono state prese le impronte digitali, ma sembra che non sia stata fatta la classica foto segnaletica dei film made in Usa), ascoltare la lettura dei capi d’accusa, ed essere successivamente rilasciato senza alcun tipo di misura cautelare.



L’accusa, riassunta in 16 pagine cui si aggiunge un allegato di altre 13, è di “false statement” per aver dichiarato come compensi per spese legali alcuni pagamenti fatti durante il 2017 all’ex legale di Donald Trump che erano in realtà rimborsi di pagamenti fatti dall’avvocato nel 2016 ad un’attrice hard per tacitare una presunta relazione con l’ex presidente. Trattasi di un reato di per sé non particolarmente grave, la legge statale lo derubrica a reato di tipo E per il quale sono previste pena massime fino a 4 anni, ma che l’accusa ritiene aggravato dal fatto che è stato compiuto per fini elettorali, ovvero per sopprimere informazioni negative su Trump e quindi finalizzato a favorire il suo risultato elettorale.



Non è l’unica indagine fatta nei confronti dell’ex presidente. Alcune, come quelle per reati finanziari commessi dalla Trump Organization, sono state abbandonate senza travisare ipotesi di reato, altre, come quella per l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, sono ancora in fase preliminare; tuttavia, questa è la prima da cui scaturisce un’accusa vera e propria.

L’ex presidente Trump è uscito ieri dall’aula senza rilasciare dichiarazioni, e scortato da un imponente servizio di sicurezza si è recato immediatamente in aeroporto per rientrare alla propria residenza in Florida. Viceversa, il District Attorney (figura equiparabile al pubblico ministero) ha parlato in conferenza stampa immediatamente dopo l’udienza, sottolineando che per lui occorre perseguire i reati “no matter who you are” e che quelli di “false statement” sono tipici reati da colletto bianco perseguiti di norma nella corte di New York.



La figura di Alvin Bragg è in questo momento al centro della scena: eletto nel 2021 come procuratore dello Stato di New York (negli Stati Uniti i procuratori generali sono figure elette dal popolo) si è da subito caratterizzato per l’impronta fermamente progressista, invitando la procura a non perseguire, o comunque a cercare pene alternative al carcere, chi ha commesso reati considerati lievi, quali quelli di droga, prostituzione o piccoli furti, entrando per questo in contrasto anche con la polizia di New York. I repubblicani lo accusano di essere “pagato da Soros” in quanto ha ricevuto per la campagna elettorale ingenti finanziamenti da organizzazioni riferibili al miliardario progressista, ed in generale di condurre questa inchiesta per fini esclusivamente politici.

Alcuni dubbi sorgono poi in relazione alle tempistiche di questo arresto: i fatti oggetto dell’indagine sono noti da diversi anni e nel 2019 l’avvocato Cohen, ex legale di Trump, è stato condannato per i medesimi fatti.

Ci si chiede quindi per quali ragioni la procura di New York abbia agito in questo momento; è certamente possibile che solo ora siano emersi alcuni dettagli, ma la difesa di Trump contesta la tempistica in quanto giustizia ad orologeria.

Trump da parte sua ha già indossato i panni del martire: ha lanciato ai suoi sostenitori lo slogan “non stanno andando contro di me, ma contro di te. Io sono solo in mezzo!” e sta raccogliendo tra i suoi fans ingenti somme di denaro. Il figlio ieri sera ha attaccato via Twitter il procuratore Bragg, sottolineando come la figlia avesse fatto campagna elettorale per Biden.

Il tentativo del tycoon è sicuramente quello di cavalcare l’onda della persecuzione giudiziaria per fini politici, ed in particolare di rinsaldare il sostegno della propria base per vincere le primarie repubblicane e ricandidarsi alle elezioni del 2024. I sondaggi lo danno oggi in netto vantaggio su tutti i contendenti alle primarie (l’ultimo commissionato da Fox News lo da al 57% contro il 31% di DeSantis, con l’ex presidente in netta crescita dopo la notizia dell’incriminazione).

La strada verso le primarie è ancora lunga, ed ancor più lunga è quella verso le presidenziali, per le quali il presidente Biden si sta sensibilmente rafforzando, mostrandosi disinteressato al processo di Trump e lasciando alla propria portavoce l’unico iconico commento: “Biden è interessato al popolo americano”.

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