TRUMP ANCORA INCRIMINATO, QUESTA VOLTA IN GEORGIA: LE ACCUSE CONTRO IL CANDIDATO GOP

Donald Trump è stato incriminato per la quarta volta nel giro degli ultimi 5 mesi, questa volta in Georgia: la decisione è giunta alla vigilia di Ferragosto dopo una infinita riunione della giunta nella Contea di Fulton ad Atlanta, approvando l’intero documento di accuse contro l’ex Presidente repubblicano, l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani (in quanto ex avvocato di Trump) e altre 17 persone. Il Gran Giurì della Georgia ha così deciso di indagare ufficialmente il candidato repubblicano alle prossime Elezioni Presidenziali per le presunte «pressioni per ribaltare e sovvertire il risultato delle elezioni del 2020 in Georgia».



Decisiva la testimonianza del repubblicano ex vice governatore della Georgia, Geoff Duncan: un tempo sostenitore di Trump, l’esponente del GOP ha tuonato contro il suo ex presidente accusandolo di aver tentato di impedire l’assegnazione della vittoria a Joe Biden nello stato della Georgia durante le Presidenziali del 2020. «È il peggior candidato di sempre», ha detto Duncan lasciando il tribunale dopo la deposizione. Trump dovrà presentarsi nuovamente in aula per le formalità di rito entro il 25 agosto ma nel frattempo si ritrova nuovamente incriminato, questa volta addirittura per “cospirazione” con altre 18 persone: Giuliani, l’ex chief of staff del tycoon Marc Meadows e gli avvocati Kenneth Chesebro e John Eastman sono considerati dall’accusa gli “architetti” del piano per usare falsi elettori pro-Trump in Georgia, in modo da sovvertire il risultato finale delle Elezioni.



LA REAZIONE DI DONALD TRUMP: “CACCIA ALLE STREGHE”. IL CAOS DOPO LE 4 INCRIMINAZIONI

La mole di accuse contro Donald Trump è ingente: 41 capi di imputazione – di cui 13 direttamente per l’ex presidente – che ruotano tutti attorno alla legge anti racket: si tratta della norma usata contro le associazioni criminali, anche di stampo mafioso, per condannare non solo gli esecutori ma anche i mandanti. Tra i vari reati contestati a Trump si trovano dunque «la cospirazione per impersonare un pubblico ufficio (la vicenda dei falsi elettori) e commettere una serie di falsi (le affermazioni infondate sulle elezioni truccate), nonché l’aver
sollecitato un pubblico ufficiale a violare il suo giuramento di fedeltà», riporta l’ANSA.



Nelle accuse del Gran Giurì della Georgia viene anche citata la telefonata fatta da Trump all’allora segretario di Stato repubblicano Brad Raffensperger per chiedergli di trovare 11.780 voti necessari a fargli superare Joe Biden. La molte di documenti e testimonianze sono state raccolte dalla procuratrice distrettuale (area Partito Democratico Usa) Fani Willis dopo aver sentito alcune figure chiave della complessa vicenda. «È una fanatica: ha strategicamente rallentato la sua indagine per massimizzare le interferenze con la sua campagna elettorale», attaccano i legali di Trump smentendo la ricostruzione sulla telefonata fatta dal candidato repubblicano nel 2020. Di contro la procuratrice dem ha replicato in conferenza stampa ieri, «E’ stata una cospirazione criminale per cercare di sovvertire il risultato delle elezioni del 2020 in Georgia. Le mie decisioni sono basate sui fatti e sulla legge». Per il diretto interessato – incriminato per la quarta volta dopo il caso Stormy Daniels a NY (utilizzo di fondi della campagna elettorale); i documenti riservati nella residenza di Mar-a-Lago in Florida; l’assalto a Capitol Hill a Washington – la reazione è furente: «un’accusa truccata in Georgia. Perché non mi hanno incriminato 2 anni e mezzo fa? Perché volevano farlo proprio nel bel mezzo della mia campagna politica. Caccia alle streghe», ha scritto Trump sul suo social “Truth”.