Mentre il recentissimo ingresso di Donald Trump alla Casa Bianca sta destando non poche preoccupazioni a livello mondiale tra gli storici partner statunitensi, anche all’interno dei ranghi della famosa alleanza d’intelligence mondiale nota come ‘Five Eyes‘ che potrebbe presto perdere il supporto degli USA: le preoccupazioni – di fatto – non sono una novità perché l’argomento venne sollevato anche durante il suo primo mandato presidenziale, ma nonostante i timori iniziali in quell’occasione il tycoon decise di non revocare il supporto ai Five Eyes; mentre in questo 2025 le pedine sulla scacchiera del presidente statunitense sono cambiate in modo notevole rendendo quei timori ben più che semplici ipotesi.
Partendo dal principio, è bene precisare che con Five Eyes si intende un’alleanza internazionale di intelligence che coinvolge – oltre ovviamente agli USA – anche gli 007 di Canada, Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda che cooperano su diversi territorio per garantirsi la reciproca sicurezza a fronte di attacchi esterni: il mandato dell’alleanza consiste soprattutto nella raccolta di informazioni in teatri come la Russia, la Cina e il Medio Oriente; mentre tra le operazioni più importanti (almeno, tra quelle che ci sono date sapere) rientra la lotta all’ISIS e ad Al Qaeda, ma anche – in tempi più lontani – ai regimi totalitari del ‘900.
Perché Donald Trump potrebbe ritirare l’adesione dai Five Eyes: le tre mosse che preoccupano l’intelligence mondiale
Ad oggi – è bene precisarlo – da parte di Trump non sono mai emerse reali voci su di un ipotetico ritiro dall’alleanza delle intelligence, ma sono parecchi gli osservatori, gli ex 007 e gli attuali agenti attivamente preoccupati: un punto importante (e certamente non trascurabile nella valutazione del tycoon), infatti, è che dati alla mano gli USA contribuiscono alla cooperazione con il maggior numero di agenti e spendono nella sola intelligence – interna ed esterna – qualcosa come 100 miliardi di dollari annuali che sono quasi 10 volte superiori alle cifre spese dagli altri quattro alleati; aprendo al dubbio che i Five Eyes potrebbero essere l’ennesimo buco nero di fondi americani sul modello delle valutazioni fatte fino ad ora dal presidente USA sul tema della Difesa dell’Europa.
Inoltre, è noto che il tycoon fin dalla sua campagna elettorale ha promesso di combattere fermamente il sedicente ‘deep state’ che comanda segretamente il mondo – e i Five Eyes possono essere facilmente inseriti in questa categoria guardandoli con un occhio critico -; ma in realtà sono state soprattutto due le mosse che hanno destato maggiori preoccupazioni: da un lato la nomina di Tulsi Gabbard a direttore dell’intelligence nazionale, dall’altro quella di Kash Patel a capo dell’FBI.
Entrambi i nuovi vertici degli 007 USA, infatti, hanno ottenuto il preciso mandato di fare una profonda pulizia interna di tutti gli agenti e gli attori dell’intelligence corrotti – che lo stesso Gabbard ha definito “intelligence difettosa, inadeguata o armata” -; ma a gettare un po’ di acqua sul fuoco c’è la non trascurabile questione che grazie ai Five Eyes gli USA riescono ad avere un occhio sempre aperto su territori altrimenti irraggiungibili – ed altamente sensibili per la sicurezza nazionale – come Cuba e l’Iran.