DONALD TRUMP NON GODRÀ DI ALCUNA IMMUNITÀ NEL PROCESSO SULL’ASSALTO A CAPITOL HILL
Donald Trump non potrà utilizzare l’immunità presidenziale nel processo in corso per l’assalto di Capitol Hill del gennaio 2021: lo ha stabilito la Corte d’Appello federale di Washington rispondendo alla richiesta fatta dal leader dei Repubblicani, impegnato nelle Primarie GOP in vista delle Elezioni Presidenziali del novembre 2024. Qualsiasi immunità possa aver protetto Trump in quanto ex Presidente, ora non lo protegge più ora nel procedimento del procuratore speciale Jack Smith per i suoi presunti tentativi di sovvertire le elezioni del 2020: il tycoon ha solo «tutti i mezzi di difesa di qualsiasi altro imputato in un processo penale», spiegano i giudici delle Corte d’Appello dopo che lo scorso dicembre la Corte Suprema aveva respinto la richiesta del procuratore di esaminare in tempi stretti la questione dell’immunità presidenziale, «rivendicata dallo stesso tycoon a seguito del procedimento per l’assalto al Congresso americano».
Quella bocciatura ha permesso l’estendersi delle tempistiche per i processi che vedono coinvolto Trump (da Capitol Hill ai documenti di Mar-a-Lago), consentendo al momento la candidatura di Trump per le Primarie: Donald Trump ha già annunciato che farà ricorso contro la decisione della Corte d’appello federale di Washington, che gli ha negato l’immunità presidenziale nel processo sui fatti del 6 gennaio 2021. La sentenza di oggi rappresenta un punto sofferto per la difesa di Trump all’interno del processo su Capitol Hill: in aula infatti l’ex Presidente aveva sostenuto che la condotta criticata da Smith in realtà «faceva parte dei suoi doveri ufficiali di presidente», di fatto proteggendolo da ogni responsabilità civile. Con questa sentenza invece la Corte d’Appello dà ragione al procuratore e rende dunque inutilizzabile il concetto di immunità all’interno dei processi che in alcuni Stati federali già hanno visto estromesso il nome di Trump dalla candidature per le Primarie repubblicane.
SENZA IMMUNITÀ TRUMP RISCHIA VERSO LE ELEZIONI PRESIDENZIALI? COSA SAPPIAMO AD ORA
Giovedì 8 febbraio prossimo la Corte Suprema Usa esaminerà il ricorso dell’ex Presidente Donald Trump contro proprio l’esclusione dalla candidatura in Colorado in base al 14/mo emendamento, ovvero quello che vieta le cariche pubbliche a funzionari coinvolti in insurrezioni o rivolte contro la costituzione su cui hanno giurato. La decisione che prenderà la Corte – dove vige una maggioranza di 6 giudici conservatori contro i 3 di area dem – sulla eleggibilità o meno di Trump farà di fatto da precedente per tutte altre cause pendenti (4 tra civili e penali) in altri Stati.
La sentenza di oggi in Corte d’Appello non è dunque direttamente legata alla decisione che dovrà prendere la Corte Suprema ma rappresenta comunque un duro colpo per la difesa del tycoon, in quanto non è possibile considerare nel processo più importante dei tanti a carico di Trump il tema dell’immunità come salvacondotto. L’ex Presidente, ricorrendo ora alla Corte Suprema contro la decisione odierna della corte federale potrebbe ottenere l’ulteriore rinvio del dibattimento, fissato inizialmente per il 4 marzo. «Escludermi dal voto 2024 priverebbe dei diritti civili decine di milioni di americani», aveva detto Trump tramite i propri avvocati davanti al tribunale lo scorso 19 gennaio, «se sarò escluso si scatenerà il caos e la bolgia in tutta la nazione».