L’analista americano Alexander Alden, senior fellow all’Atlantic Council, nonché ex dipendente del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, al Dipartimento di Stato e al Pentagono, in un’intervista per Quotidiano Nazionale ha parlato dell’ipotesi che Trump diventi presidente USA in seguito alle elezioni del prossimo novembre. D’altronde, l’ex presidente sembra avere tutte le carte in regola per vincere, almeno, le primarie repubblicane, trovandosi poi davanti un Biden sempre più impopolare.



“Trump”, sottolinea Alden, “è di gran lunga il candidato favorito nelle primarie Repubblicane. Lo indicano non solo i sondaggi, ma anche l’entusiasmo dei suoi sostenitori”. Di contro, invece, Nimarata ‘Nikki’ Haley, seppur abbia ancora una possibilità di ribaltare le primarie, vincendo in Sud Carolina, a causa delle “sue posizioni, sempre più simili a quelle democratiche”, difficilmente riuscirà a guadagnare il consenso degli ultra repubblicani del Sud Carolina. Dall’altro lato della barricata di Trump, invece, ci sarà quasi certamente Biden, o al massimo “se decidesse all’improvviso di ritirare la sua candidatura, la scelta naturale sarebbe la vice presidente”, Kamala Harris, che “politicamente è debole e impopolare”.



Alden: “Trump non vuole lasciare veramente la Nato”

Saltando avanti oltre al voto, ed ipotizzando che Trump diventi presidente, Alden parte nella sua analisi dal ruolo che gli USA sotto la sua guida assumerebbero nella Nato. Molti, infatti, temono un ritiro dall’articolo 5, o dalla stessa alleanza, ma secondo l’analista in realtà si tratta solo di una minaccia fatta per “far alzare la contribuzione promessa degli alleati e far sì che l’alleanza non diventi una struttura insolvente, ma una vera potenza solidale che può confrontare le minacce alla sicurezza collettiva”.



Trump, insomma, secondo Alden minaccia l’uscita dalla Nato per spingere gli alleati a “spendere il 2% del PIL nazionale per la difesa, entro il 2024″, come promesso ad Obama nel summit in Galles del 2014. L’ex presidente, inoltre, secondo l’analista “è un uomo che crede nella negoziazione, però da una posizione di forza” e, dunque, se “Putin pensasse che una trattativa sulla guerra in Ucraina potrebbe essere più facile con Trump, si potrebbe sbagliare”. Similmente, per quanto riguarda la Cina è ovvia una posizione di “concentrata sulla competizione strategica, non solo dal punto di vista della difesa dell’Indo-Pacifico”. Mentre per la guerra in Medio Oriente Alden è certo che “aumenterebbe notevolmente il sostegno a Israele e la strategia della massima pressione sarebbe l’approccio verso l’Iran”.