Che vinca Trump o la Harris, la UE è destinata a un ruolo subordinato rispetto agli USA. Dovrà comunque pensare a investire più risorse per la difesa, perché la NATO allargherà il suo raggio di azione fino all’Indo-Pacifico, l’area che rappresenta la vera priorità per gli USA. L’Europa, spiega Giulio Sapelli, professore emerito di Storia economica alla Statale di Milano, è nata per volontà degli USA, per contenere la Germania e l’imperialismo sovietico, e resterà legata a Washington: il legame con il capitalismo nordamericano la salverà dalle follie ambientaliste che hanno convinto la von der Leyen a ribadire la necessità di passare definitivamente alle auto elettriche dal 2035. Le imprese si opporranno a una visione che metterebbe in ginocchio l’economia UE, causando gravi danni in termini di occupazione.
La politica estera americana cambierà con Biden o Harris o rimarrà la stessa?
Credo che la Harris continuerà la politica dell’interventismo democratico: si muoverà in funzione antirussa in modo molto più deciso, anche se dovrà fare i conti con il grande impegno nell’Indo-Pacifico. Un interventismo fondato su teorie non realistiche delle relazioni internazionali, sulla teoria anti-kissingeriana dell’esportazione della democrazia, anche in Paesi che non la accettano. Lo stesso interventismo che ha caratterizzato le politiche che hanno sconvolto il Medio Oriente con Obama e che avevano avuto un precedente con Bush. Harris così ripeterebbe quelli che sono stati i terribili errori di Biden, ma gli americani non potranno intervenire da soli e saranno costretti a improvvise ritirate, come è successo in Afghanistan. Un ritiro a cui è subito seguita l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Un imperialismo interventista a tratti riluttante che ha avuto conseguenze devastanti.
Trump, invece, segue un’altra strategia?
Trump è schierato conseguentemente secondo il principio di realismo neokissingeriano che fa del confronto con la Cina e dell’impegno nell’Indo-Pacifico il punto fondamentale. E quindi chiede all’Europa di badare con i propri mezzi a difendersi dall’imperialismo russo. Sono le due teorie della concentrazione capitalistica e dell’azione imperialistica che si confrontano da sempre, sono vecchie come la storia del mondo. Anche l’Inghilterra si è mossa all’interno di queste due visioni: per secoli è stata riluttante a intervenire negli affari europei, poi però ha anche aiutato Garibaldi; senza gli inglesi non avremmo unificato Sud e Nord dell’Italia.
L’applicazione di queste due teorie che conseguenze potrebbe avere sull’Europa?
L’Europa non esiste. L’Unione Europea non ha una linea: von der Leyen ha puntato come elemento di fondo sull’offensiva contro la Russia, ma nello stesso tempo è impegnata con la Cina (cosa che non vogliono gli USA) nel tentativo di trovare una convergenza. Questo fa impensierire Trump.
Se vincesse Trump l’Europa dovrebbe aumentare la sua spesa per la difesa?
Sicuramente sì. Dovremo assolutamente pensare ad aumentare le risorse per le nostre difese.
Questo potrebbe significare un ruolo ridotto da parte della NATO?
Stoltenberg pensa addirittura a un ruolo della NATO che contesta il Quad (Dialogo quadrilaterale di sicurezza), per sostituirsi all’accordo fondato su una flotta di sommergibili nucleari tra USA, India, Australia e Giappone. Il dato più significativo in questi ultimi anni è stato il riarmo della Germania, della Polonia e del Giappone. La NATO dovrebbe avere un’espansione di potenza fino all’Indo-Pacifico. C’è una centralizzazione capitalistica che pensa che in un’economia di guerra ci sia la possibilità di non cadere in una nuova recessione.
Se l’Europa pensasse autonomamente alla sua difesa potrebbe acquisire un peso politico diverso? Oppure resterebbe comunque subordinata agli USA?
L’Europa è nata subordinata, è nata su mandato statunitense. Infatti, gli inglesi per lungo tempo non sono entrati. Sono gli USA che hanno creato l’Unione Europea: serviva tenere a bada la Germania e, nello stesso tempo, contrastare l’imperialismo sovietico. I padri fondatori non sono Adenauer, Schuman e De Gasperi, sono gli Stati Uniti.
Se dovesse vincere la Harris, l’Ucraina potrebbe comunque essere abbandonata dagli USA, lasciando la UE con il cerino in mano e costringendola, comunque, ad aumentare le spese per la difesa?
Mi pare sicuro. L’unipolarismo è finito. Alla centralizzazione capitalistica si sta sostituendo la contraddizione fra le varie forme di capitalismo. E per il capitalismo nordamericano il problema è la Cina, non è certo la Russia.
La UE è destinata a dipendere ancora da Washington?
Il capitalismo europeo è inter-allacciato a quello cinese e nordamericano, due forme di capitalismo che, pur così diverse, frenano potentemente la volontà dirigistica della burocrazia celeste europea che vuole imporre entro il 2035 la macchina elettrica. Se questa burocrazia celeste attuasse i suoi piani, l’Europa sarebbe devastata, ci sarebbero milioni di disoccupati. Ma le filiere di impresa si oppongono ai trattati, in questo caso alla volontà della UE che è guidata solo da un fanatismo ideologico che ci sta portando alla rovina. Credo che il rapporto atlantico sia la nostra salvezza non soltanto dal punto di vista militare. Siamo ancora collegati con il capitalismo nordamericano che ci salverà dalle follie dell’Unione Europea.
Biden sotto certi punti di vista è stato più protezionista di Trump. Come si spiega?
Dire “America first” in realtà non è né di destra né di sinistra.
Alla Convention repubblicana Trump ipotizzava un’economia molto diversa da quella di Biden: ritorno alle miniere, motori endotermici, stop alle “sciocchezze green”. Una visione molto diversa da quella dei democratici.
Il ritorno all’industria è indispensabile, altrimenti ci avviamo verso la povertà. Certo, è una visione molto diversa da quella di Biden, che invece è prigioniero del ricatto ambientalista.
Se dovesse vincere la Harris, allora gli USA potrebbero contribuire a mantenere l’Europa dipendente dall’ambientalismo ideologico?
La Harris mi sembra meglio di Biden: da ex magistrato è abituata a trattare con la legge. Bisogna salvare l’industria e opporsi al predominio soprattutto cinese. E con la Russia bisogna negoziare.
La necessità di trattare con la Russia verrà fuori con tutte e due le amministrazioni?
Credo che una pace coreana sarà inevitabile. Si tirerà una linea per terra ed eventualmente si farà un trattato di pace dopo. In Corea c’è stato un cessate il fuoco ma non esiste neanche un trattato di pace. È quella la strada che bisogna seguire.
Trump o Harris, entrambi arriveranno a questo?
Non lo so, può anche darsi che il fanatismo vinca, che si continui con la guerra. Quello di oggi è il mondo dei fanatici, il razionale non guida la storia. Può capitare di tutto.
(Paolo Rossetti)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.