La perquisizione dell’FBI a casa di Donald Trump
Ultimamente si parla parecchio del caso che grava attorno alla perquisizione da parte dell’FBI della tenuta a Mar-a-Lago, in Florida, di Donald Trump. Tutto è iniziato un paio di settimane fa, quando l’ex presidente degli Stati Uniti, attraverso il suo social network Truth, ha denunciato il fatto che degli agenti dell’FBI stessero perquisendo casa sua in cerca di alcuni documenti prelevati dall’ex presidente quando ha lasciato la Casa Bianca dopo la sconfitta subita da Joe Biden alle ultime elezioni.
In quell’occasione erano state prelevate dalla sua abitazione diverse scatole di documenti (il New York Times parlava di oltre 300 documenti) e tre passaporti di cui due scaduti. Trump in seguito alla perquisizione dell’FBI aveva parlato di un atto sconsiderato e puramente politico, architettato dall’attuale Presidente USA Joe Biden. Dopo alcuni giorni di silenzio da parte dell’FBI, che stava controllando l’eventuale presenza di documenti classificati tra quelli prelevati a Mar-a-Lago, il Dipartimento di giustizia americano ha diffuso l’affidavit (ovvero la dichiarazione giurata e firmata dal Bureau) presentato al giudice per ottenere il mandato di perquisizione.
Perquisizione FBI a Trump: “184 documenti classificati, 25 top secret”
L’affidavit diffuso recentemente dal Dipartimento di giustizia in merito allo scandalo dei documenti prelevati da Donald Trump alla Casa Bianca, è composto da 32 pagine, con parecchi omissis utili a garantire sia l’anonimato degli agenti FBI coinvolti nelle indagini, che l’integrità delle indagini stesse. L’affidavit serve per ottenere il mandato da parte del giudice ed è una dichiarazione giurata della quale, in firmatario, si assume le conseguenze legali nel caso fosse falsa. La perquisizione dell’FBI si è basata, stando al documento, su 184 documenti classificati, tra i quali almeno 25 segnati come top secret.
Nel documento si legge anche come parte di questi documenti sono considerati a rischio, perché potrebbero “contenere informazioni sulla difesa nazionale”. Questo affidavit, però, fa riferimento alla restituzione da parte di Trump stesso di 15 scatole di documenti, avvenuta a gennaio, tra i quali erano stati trovati (in mezzo a svariati giornali, magazine e corrispondenza personale dell’ex presidente) i 184 documenti. Da quei 15 scatoloni erano emersi documenti relativi ad informazioni fornite da fonti riservate, che non devono essere rese note e che ora potrebbero costare a Trump qualche nuovo guaio legale. Questo avrebbe, dunque, giustificato la perquisizione dell’FBI avvenuta ad agosto, supponendo che l’ex presidente Trump avrebbe potuto prelevare dalle scatole restituite i documenti che lui riteneva più utili, sperando di riuscire a nasconderli.