L’ex presidente americano Donald Trump ha annunciato, tra ieri e oggi, di aver presentato ricorso alla Corte suprema contro l’ineleggibilità disposta dalle corti di Colorado e Maine in seguito alle accuse della sua presunta partecipazione alla rivolta in Campidoglio del 2021. Un ricorso ampiamente atteso e che, infine, è arrivato, mentre la Corte suprema americana sta ancora tardando nella decisione sull’effettiva ineleggibilità.
Secondo un portavoce della campagna elettorale di Donald Trump citato dalla BBC, il ricorso è stato presentato perché la corte del Colorado e l’attuale presidente, Joe Biden, stanno facendo “tutto il possibile per privare del diritto di voto tutti gli elettori americani tentando di rimuoverlo. Si tratta”, ha aggiunto, “di un atto antiamericano e incostituzionale di interferenza elettorale che non può reggere. Chiediamo un rifiuto chiaro e sommario della sentenza della Corte suprema del Colorado e lo svolgimento di elezioni libere ed eque a novembre”. A decidere sarà ora, tanto in Colorado, quanto nel Maine, un tribunale locale, che potrebbe avallare il ricorso di Trump, oppure la decisione dei giudici, in vista della decisione definitiva della Corte suprema.
Le vicende di Trump nei tribunali federali americani
Insomma, Donald Trump si è opposto (prevedibilmente) ai decreti di ineleggibilità del Colorado e del Maine, secondo i quali si sarebbe dovuto applicare il 14esimo emendamento. Questo, mai applicato nella storia americana, sancisce che chiunque sia o sia stato “impegnato in un’insurrezione o in una ribellione” (come nel caso di Capitol Hill) non può correre per nessun tipo di incarico federale, quello presidenziale sopra a tutti gli altri.
Allo stato attuale, la decisione sull’effettiva partecipazione (non diretta, ma in qualità di organizzatore o fomentatore) di Donald Trump alle rivolte in Campidoglio è in discussione all’interno della Corte suprema federale, la quale non ha direttamente accusato l’ex presidente. La decisione è attesa entro novembre, anche perché se fosse favorevole alla presunta posizione del repubblicano nella rivolta, sancirebbe la sua definitiva esclusione dalle elezioni. Contrariamente, sia in Colorado che nel Maine i giudici hanno affermato di avere prove solide e certe contro Donald Trump. Complessivamente, l’ineleggibilità è stata sancita solo da Colorado e Maine, mentre in stati come il Minnesota, il Michingan e il Texas è stata respinta ed in altri (come l’Oregon) è ancora in discussione.