È da 12 ore che sui media di mezzo mondo rimbalza un termine: “25esimo emendamento” e si lega a doppio filo alle immagini allucinanti arrivate ieri sera dal Congresso Usa assaltato da centinaia di fan del Presidente uscente Donald Trump. A 10 giorni dall’insediamento ufficiale di Joe Biden alla Casa Bianca, il rischio per la tenuta civile e sociale del Paese è aumentato ieri sera a dismisura con l’assalto di Capitol Hill, dove solo l’intervento della Guardia Civile nazionale (pare chiamata dal vice Mike Pence dopo l’iniziale “silenzio” del Pentagono) ha evitato guai peggiori nelle stanze del Parlamento invaso da complottisti e bizzarri energumeni pro-Trump.
Ora però tanto negli ambienti Dem quanto nello stesso GOP (Repubblicani) sconvolti dal discorso di Trump che ha “infiammato” le folle prima dell’assalto al Parlamento, emergono diverse soluzioni atte a punire l’operato del Presidente uscente con l’attenzione però sempre all’evitare ulteriori disordini a livello sociale. Tecnicamente, il 25esimo emendamento della Costituzione americana stabilisce che il vicepresidente della Repubblica Usa possa assumere i poteri in caso di «incapacità del President in carica»: sono però 4 gli scenari in cui può avvenire un clamoroso “precedente” come quello della rimozione di Donald Trump, tutti definiti dalla stessa Costituzione.
25ESIMO EMENDAMENTO: LE IPOTESI PER LA RIMOZIONE DI TRUMP
In primis, alla morte del Presidente il suo vice subentra in attesa delle Elezioni; il secondo scenario in cui si attiverebbe il 25esimo emendamento riguarda la sostituzione del vice presidente (sempre per morte o dimissioni) mentre il terzo scenario è viene rimandato a motivi di malattie/mali del Presidente. La quarta ipotesi è quella però più importante e “interessante” per la situazione attuale negli States: «la maggioranza del governo, in una riunione convocata e presieduta dal vicepresidente, stabilisca l’incapacità del presidente». Si è rischiato il 4°scenario con Ronald Reagan davanti alla sua temporanea “apatia” (forse primi segni del poi diagnosticato Morbo di Alzheimer, ndr) ma non si arrivò mai a tale decisione: in casa Repubblicani ora però si discute di questa opzione, seppur la tempistica sia molto breve in vista dell’insediamento di Joe Biden. «Nel caso in cui il vicepresidente e la maggioranza dei funzionari dell’esecutivo (…) trasmettano al presidente pro tempore del Senato e al presidente della Camera una dichiarazione scritta in cui spiegano che il presidente non è in grado di adempiere ai poteri e ai doveri della sua carica, il vicepresidente dovrà assumere immediatamente la carica di presidente pro tempore», si legge nel testo del 25esimo emendamento, con Mike Pence dunque che potrebbe entrare in pieni poteri per scongiurare eventuali altri eventi come quelli di Capitol Hill.
Il passaggio di poteri dal Presidente al vice deve essere confermato dai 2/3 del Congresso con votazione entro 21 giorni, tempo di fatto non compatibile con l’insediamento il 20 gennaio del Presidente eletto Dem. A quel punto tornerebbe allora di “moda” la possibilità dell’impeachment, come del resto richiesto a gran voce dall’ala anti-Trump del Partito Repubblicano (i Lincoln Project): «Chiediamo l’immediata messa in stato di accusa e la condanna del presidente per costringere la sua rapida rimozione dalla Casa Bianca». I Democratici con Alexandra Ocasio-Cortez rincarano la dose, «Sto redigendo gli articoli per l’impeachment. Donald J. Trump dovrebbe essere messo sotto accusa dalla Camera dei rappresentanti e rimosso dall’incarico dal Senato degli Stati Uniti. Non possiamo permettergli di rimanere in carica, si tratta di preservare la nostra Repubblica e dobbiamo adempiere al nostro giuramento».