È una notizia i cui sviluppi potrebbero cambiare lo scenario mondiale. Verso le tre del pomeriggio di ieri Donald Trump ha twittato contro il sistema di voto per posta, che è possibile quasi ovunque in America e presumibilmente verrà usato in modo massiccio nelle presidenziali di novembre. Nel suo tweet Trump ha scritto che è un sistema ad alto rischio di frode, chiedendosi se non è meglio rinviare il voto a quando si potrà andare alle urne con la certezza che ogni scheda verrà conteggiata. Poco prima il presidente aveva condiviso un video di una tv locale di Philadelphia che mostrava la lentezza e l’imprecisione del voto per posta. Questo sistema, negli Usa, è un metodo sperimentato in alcuni Stati, ma poco usato in altri.



Negli Stati Uniti la situazione rimane tesa. I numeri parlano di una crisi drammatica, con un Pil che segna -32% nel secondo trimestre 2020 rispetto allo stesso parziale del 2019. C’è il rischio di un nuovo lockdown, mentre le proteste in tutto il paese e la guerra fredda con la Cina complicano ulteriormente il quadro.



Ma tutto ciò basta a giustificare un rinvio del voto? Andrew Spannaus, giornalista e analista americano attivo in Italia che ha previsto la vittoria di Trump nel 2016, ritiene di no. “Il mio paese ha già votato durante guerre ed epidemie. O Trump recupera i voti degli over 65 persi con la pandemia, o non sarà rieletto”.

Il tweet di Trump di oggi va preso sul serio?

Secondo me è una sparata, ma Trump non vuole solo agitare le acque, quello che dice lo pensa davvero. Solo che il presidente non può rimandare il voto.

Perché?

Perché ha bisogno dell’ok del Congresso. E poi Trump insiste nel dire che va tutto bene. Allora perché rinviare le elezioni? Sembra più la mossa di chi sta perdendo e vuole salvarsi.



Sarebbe un episodio senza precedenti nella storia degli Usa. Le sembra plausibile?

Abbiamo votato durante più guerre e altre epidemie, sarebbe senza precedenti e lo giudico improbabile. Ma il voto di novembre presenta molte incognite, tra cui la più grande resta il metodo di voto. Se i contagi restano alti le persone non voteranno o lo faranno per posta. Alcuni Stati sono ben attrezzati per questa evenienza, altri non lo sono per niente e stanno rimediando adesso, col rischio che i loro errori portino a future battaglie legali.

La gestione della pandemia da parte di Trump, col rifiuto di attuare un lockdown totale come quello avvenuto in Italia, non è stata apprezzata dall’America più libertaria?

Una minoranza degli americani continua ad apprezzare l’intolleranza di Trump verso le misure restrittive. Ma la maggioranza giudica male la sua gestione del virus: ha fallito, e non lo salverà aver agito nel rispetto delle libertà fondamentali. È la gestione della pandemia ad avergli creato il problema più grosso.

Quale sarebbe?

Gli ha alienato il consenso degli over 65. Perdere molti voti in quella fascia non sarebbe un semplice segnale di allarme: farebbe franare ogni sua possibilità di rielezione.

C’è la possibilità che le proteste diventino un assist a Trump, nel caso degenerino in atti di terrorismo?

Un incidente grave, magari firmato da un gruppo anarchico come quelli che operano a Portland, polarizzerebbe l’elettorato e avvantaggerebbe Trump. Ma le proteste non sembrano andare in quella direzione. E poi, anche sulle proteste, Trump ha sbagliato.

Perché?

Ha acuito lo scontro, mandando contro i manifestanti agenti federali di frontiera poco preparati a quella situazione. E adesso c’è un accordo per mandare via i federali da Portland. La popolazione è molto sospettosa verso le modalità di Trump, come si vede da proteste come quella delle mamme di Portland in difesa dei manifestanti.

Sembra che Trump voglia associare Biden alle frange più estremiste del movimento Black lives matter, per spaventare l’elettore comune, anche nero. È un’opzione praticabile?

Va detto innanzitutto che gli estremisti non sono manifestanti Black lives matter ma black bloc e anarchici. I problemi maggiori li creano questi ultimi, anche se Trump cerca di associarli ai primi. Ma per ora la libertà di protestare prevale sulla sua retorica law and order, e solo un improbabile incidente grave potrebbe ribaltare la situazione.

Intanto Trump si scaglia contro la governatrice dell’Oregon, Kate Brown, rea di avere la mano morbida coi manifestanti. La sua strategia divisiva ormai è inutile?
Gli serve solo a ricompattare la sua base. Sia in Oregon, sia in Michigan, dove si scontrò con la governatrice Gretchen Whitmer, Trump non può vincere: sono e restano Stati democratici.
Il presidente punta a rassicurare la classe media, ma non sta funzionando. E queste polemiche sono poca cosa rispetto alla gestione della pandemia.

Anche diminuire il prezzo dei farmaci non basta?

È una misura che può avere un impatto positivo, come sarebbe se Trump riuscisse ad aumentare la produzione di farmaci e dispositivi medici negli Usa. Ma, di nuovo, è poco di fronte a 150mila morti.

Le difficoltà retoriche di Biden potrebbero emergere durante i dibattiti tra i candidati. È questa l’ultima chance di Trump?

È possibile. Di sicuro Trump spera in una débâcle di Biden quando se lo troverà davanti nel loro primo faccia a faccia televisivo, il 29 settembre. Infatti, secondo molti americani, e lo dicono i sondaggi, Biden è affetto da demenza senile: se durante il confronto con Trump va in confusione o peggio, le cose per lui si mettono davvero male.

Quindi secondo lei il rinvio del voto resta una mossa disperata.

È l’impressione che darà anche a molti repubblicani. Proposta da lui sembra poco credibile, ma se la situazione dovesse sfuggire di mano se ne discuterà, insieme al come votare in sicurezza.

Ma non è una decisione che Trump può prendere da solo.

Non può farlo, e se ci provasse, si troverebbe le istituzioni contro.

(Lucio Valentini)