Diverse persone che hanno testimoniato davanti al gran giurì speciale che sta indagando sugli eventuali tentativi di Donald Trump di rovesciare le elezioni Usa del 2020 potrebbero aver mentito ed essere incappati nella falsa testimonianza. È quanto emerso da una sezione del rapporto del gran giurì della Georgia pubblicato giovedì, che peraltro offre una prima visione del lavoro finora svolto da quando è stato convocato nel maggio dell’anno scorso. Nel corso dell’indagine i 23 giurati e tre supplenti hanno ascoltato 75 testimoni. Infatti, i gran giurati hanno scritto: «La maggioranza del Gran Giurì ritiene che uno o più testimoni che hanno testimoniato davanti a lui possano aver commesso falsa testimonianza. Il Gran Giurì raccomanda che il Procuratore distrettuale chieda un’adeguata incriminazione per tali reati, qualora le prove siano convincenti».



Ma non sono stati riportati né i nomi dei testimoni cui si fa riferimento né sono stati forniti altri dettagli, come riportato dal Guardian. Inoltre, è stata pubblicata l’introduzione e la conclusione del rapporto, ma non vengono fornite indicazioni sostanziali sull’eventuale incriminazione di Donald Trump o dei suoi alleati. Infatti, il giudice ha rifiutato di rilasciare il rapporto completo fino a quando il procuratore distrettuale della contea di Fulton, Fani Willis, non deciderà se formulare le accuse.



ELEZIONI USA 2020, “NESSUN BROGLIO IN GEORGIA”

Il caso della Georgia, guidato appunto da Fani Willis, è considerato uno degli scenari più probabili in cui l’ex presidente Usa e alcuni dei suoi alleati potrebbero essere accusati di aver tentato di rovesciare i risultati delle elezioni statunitensi del 2020. D’altra parte, è stato concluso che «nelle elezioni presidenziali della Georgia del 2020 non si sono verificati brogli diffusi che potrebbero portare al rovesciamento di tali elezioni», come sosteneva invece Trump. Inoltre, come evidenziato dal Guardian, i gran giurati hanno ascoltato «ampie testimonianze sul tema dei presunti brogli elettorali da parte di operatori elettorali, investigatori, esperti tecnici e dipendenti e funzionari dello Stato della Georgia, nonché da persone che ancora sostengono che tali brogli abbiano avuto luogo». Anche se questo rapporto «non include alcuna potenziale violazione degli statuti citati che sono stati mostrati nell’indagine», il Gran Giurì riconosce «la discrezionalità del procuratore distrettuale di cercare incriminazioni se trova motivi sufficienti». Si tratta di un rapporto tutt’altro che trascurabile, anche perché potrebbe portare alle prime accuse penali contro Donald Trump per le sue azioni dopo le elezioni presidenziali in Usa nel 2020, anche se il gran giurì speciale non può emettere incriminazioni.



PROCURATORE DISTRETTUALE VERSO DECISIONE

Ma l’indagine mira a determinare se l’ex presidente e i suoi alleati abbiano violato le leggi dello Stato della Georgia nel tentativo di rovesciare le elezioni. La vicenda riguarda la chiamata di Trump al segretario di Stato della Georgia, Brad Raffensperger, chiedendogli di “trovare” i voti a suo favore. «Voglio solo trovare 11.780 voti, che è uno in più che abbiamo perché abbiamo vinto lo Stato», disse in una telefonata del gennaio 2021. Anche Rudy Giuliani, avvocato di Donald Trump, secondo quanto riportato dal Guardian, è stato informato di poter essere coinvolto nell’indagine. Anche 16 persone che avrebbero ricoperto il ruolo di falsi elettori della Georgia sarebbero oggetto dell’indagine. Il procuratore distrettuale potrebbe sporgere denuncia. Al momento di certo c’è solo che l’accusa è «imminente». Dunque, Trump e i suoi alleati potrebbero incappare in una serie di accuse penali secondo la legge della Georgia, dove è un crimine sollecitare qualcuno a commettere frodi elettorali o interferire con lo svolgimento di funzioni elettorali ufficiali. Infine, Fani Willis potrebbe anche presentare accuse ai sensi della legge sulle organizzazioni criminali e corrotte (Racketeer Influenced and Corrupt Organizations, Rico) per accusare i confidenti di Donald Trump di reati come parte di una più ampia cospirazione per rovesciare le elezioni.