MINNEAPOLIS – “Non so come siano le cose dove sei tu (…) ma la maggior parte degli uomini qui continuano a celebrare l’attacco al Congresso, e sperano che succeda altro. Mi sento impotente, incapace di coinvolgermi con costoro o confrontarli (… ) perché offrire di vedere le cose in maniera diversa semplicemente provoca rabbia e violenza. Sembra più facile girarsi dall’altra parte e pregare che violenza ed ideologia siano minimizzati”.
È un caro amico del Texas che mi scrive. Un text message che in quattro parole descrive il travagliato stato d’animo dell’America post attacco al Capitol. Una nuova ferita, una cosa mai vista: farsa per alcuni, giusto e necessario esercizio di forza per altri, follia antidemocratica per altri ancora.
Qui dove sono io semplicemente non se ne parla. Non siamo a New York City, o a Washington DC, in California o nell’America metropolitana. Siamo dove tutto quello che è accaduto al Capitol è come andato maturando nel tempo, prima ancora che Trump diventasse Trump, ben prima, e che con Donald ha trovato una voce ed un volto in cui identificarsi e ritrovarsi. Per questo quattro anni fa Trump è diventato presidente e per questo ha perso le elezioni 2020. Niente brogli nel 2016, niente brogli nel 2020, solo quattro anni che hanno dimostrato che non si guida un paese scavando fossati e cercando di dominare l’opposizione.
E dire che i tempi erano già brutti. L’assedio del Capitol avviene mentre sul fronte coronavirus registriamo una settimana da 200mila contagi al giorno, avviene mentre con la temporanea sospensione dell’esecuzione di Lisa Montgomery si riaccende il dibattito sulla pena di morte (altra vergogna nazionale che non sembra interessare né repubblicani né democratici), avviene mentre Joe Biden lavora al suo “America United”, il discorso col quale aprirà ufficialmente la sua Presidenza. America United…
Nancy Pelosi fa sapere al paese e al mondo che Donald Trump non la passerà liscia, che dovrà pagare per le parole di fuoco con le quali avrebbe istigato l’assalto al Capitol. Cosa ha detto? Ecco un campionario: “Statisticamente impossibile che abbiamo perso le elezioni. Grande protesta a Washington DC il 6 di gennaio. Devi esserci, sarà una cosa selvaggia!”. “Non riprenderemo mai il paese con debolezza. Dobbiamo mostrare forza, dobbiamo essere forti”. “Se fanno qualcosa di sbagliato non dovremo mai e poi mai dimenticare che lo hanno fatto. La sinistra radicale sa esattamente quel che sta facendo. È spietata ed è ora che qualcuno faccia qualcosa in proposito”. “Allora, scenderemo lungo Pennsylvania Avenue – amo Pennsylvania Avenue – ed andremo al Capitol (…) Dai Democratici sono c’è niente da sperare (…) ma cercheremo di dare ai nostri Repubblicani, quelli deboli perché quelli forti non hanno bisogno del nostro aiuto, cercheremo di dar loro quell’orgoglio e quell’audacia di cui hanno bisogno per sostenere il nostro paese. Allora, marciamo su Pennsylvania Avenue”.
Quinto emendamento, Freedom of Speech, libertà di parola, oppure venticinquesimo emendamento, palese dimostrazione che quest’uomo è mentalmente incapacitato? Oppure ancora ricorso al quattordicesimo emendamento che squalifica chiunque abbia partecipato a un’insurrezione contro il paese dal ricoprire incarichi federali?
Chissà se Trump resterà o sparirà dalla scena.
Quel che resta sono le ferite, sono le persone che si guardano con indifferenza o rabbia perché abbiamo ridotto l’ideale della vita a una misera appartenenza tribale.
Come ho detto al mio amico del Texas, e come continuo a ripetere a me stesso, resta solo la testimonianza di un bene più grande.
Chi ha coscienza di essere voluto bene, si faccia avanti. Possiamo fare mille analisi, ma è di questo che abbiamo bisogno come dell’aria per respirare.
God Bless America!