E’ appena cominciata la battaglia legale di Donald Trump, presidente degli Stati Uniti uscente, nei confronti del risultato elettorale che ha “incoronato” lo sfidante Joe Biden. Il tycoon, come annunciato, non ha riconosciuto la vittoria del Dem, e il suo team legale ha avviato una denuncia in Pennsylvania, sostenendo che a Filadelfia quanto a Pittsburgh si siano verificati dei brogli. Chiesta un’ingiunzione di emergenza per impedire di certificare la vittoria di Biden nello stato. Ma nel contempo anche lo stesso vincitore democratico ha preparato la controffensiva legale, e come riferito da Rainews, starebbe valutando un’azione nei confronti dell’amministrazione Trump, accusandola di ostacolare in maniera illegale il processo di transizione dal vecchio al nuovo commander in chief. I media americani, a riguardo, parlano di “diverse opzioni” sul tavolo. Intanto il procuratore generale degli Stai Uniti, Bill Barr, ha autorizzato i pubblici ministeri federali ad avviare le indagini. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



TRUMP, TUTTI I RICORSI CONTRO VITTORIA BIDEN, ELEZIONI USA: ECCO COSA PUÒ SUCCEDERE

Come già scrivevamo ieri, le opzioni possibili messe in campo da Donald Trump per provare a contestare la vittoria alle Elezioni Usa di Joe Biden passano inevitabilmente dai ricorsi elettorali negli “Stati-chiave” ma anche da decisioni “shock” in termini di licenziamenti della squadra presidenziale. Ieri il siluramento del capo del Pentagono e segretario alla Difesa Esper, oggi le dimissioni “forzate” dell’alto funzionano del Dipartimento di Giustizia Richard Pilger fanno intendere quale strada stia percorrendo il Presidente uscente. Pilger fino ad oggi era il responsabile delle indagini sui brogli elettorali e si è dimesso nel momento in cui il Ministro della Giustizia Bill Barr (un altro nel “mirino” di Trump da tempo, ndr) ha autorizzato i procuratori Usa ad indagare su presunte frodi alle Elezioni Usa. Non solo, lo stesso Presidente “spinge” per indagare il figlio di Biden per le vicende poco chiare legate ad affari economici in Ucraina e Cina: a rischio poi – secondo la CNN – anche il n.1 della Cia, dell’Fbi e lo stesso Anthony Fauci, capo task force anti-Covid. Ma la strategia Rep, come dicevamo, va ben al di là dei licenziamenti in vista per la lunga battaglia legale contro i Democratici: mentre finora solo pochi Repubblicani hanno riconosciuto la vittoria di Biden alla Casa Bianca, ieri è giunta la denuncia di Trump contro lo Stato della Pennsylvania sostenendo che Philadelfia e Pittsburgh sono state inondate dai brogli.



TRUMP, COSA SUCCEDE DOPO I RICORSI

La strada verso la Corte Suprema Usa è lunga e lastricata da difficili ostacoli, con la strategia di Trump che al momento mira a ritardare il più possibile il riconteggio “automatico” che scatterà in alcuni Stati dove i risultati vedono Trump e Biden assottigliati da meno dell’1% di voti. «Molti casi saranno presentati, alcuni grandi ed alcuni piccoli, ed alla fine avremo un grande caso», ha spiegato ieri Rudy Giuliani, avvocato personale di Trump e stratega assieme al genero Jared Kushner delle prossime mosse in casa GOP. Resta d chiarire la posizione di Mike Pence, il vice di Trump che da giorni non interviene e non si sente da nessuna parte: «Sono con il presidente. Dobbiamo contare ogni voto legale», twittava il 5 novembre scorso. Da quel momento, è letteralmente sparito e potrebbe celare una certa ritrosia alla strategia del “tutto contro tutti” messa in campo dal suo Presidente contro il vincitore delle Elezioni Presidenziali. Licenziamenti, comizi per chiedere riconteggi e speranza di poter giungere ad un ultimo estremo ricorso alla Corte Suprema: la strada non è semplice, ma di certo i prossimi 2 mesi saranno tutt’altro che semplici per la transizione Trump-Biden.

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