La tubercolosi non è una malattia eradicata: ogni anno uccide 1,3 milioni di persone in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi con alti livelli di povertà. Per curare la patologia, il trattamento convenzionale consiste nell’assunzione di antibiotici per diversi mesi. Ma a causa del crescente numero di forme resistenti agli antibiotici, il trattamento può durare fino a 24 mesi con l’assunzione di un numero che arriva fino a 23 pillole al giorno. Sviluppare cure efficaci e più rapide costituisce quindi una delle maggiori sfide della scienza per debellare la tubercolosi entro il 2030, uno degli obiettivi fissati dalla conferenza delle Nazioni Unite del settembre 2023 a New York. Tra i candidati a riuscire nella sfida c’è BPaL, un composto di tre antibiotici (bedaquilina, pretomanid e linezolid) da assumere per sei mesi, già approvato dall’autorità sanitaria americana (FDA) nel 2019, spiega Le Figaro.
Il nuovo trattamento è stato recentemente somministrato in cinque Paesi asiatici (Indonesia, Kirghizistan, Filippine, Uzbekistan, Vietnam), fortemente colpiti da tubercolosi resistente. I risultati preliminari, presentati alla Conferenza mondiale sulla salute polmonare il 15 novembre a Parigi, mostrano un tasso di guarigione superiore al 94%. Risultati molto incoraggianti che rafforzano le attuali raccomandazioni favorevoli all’utilizzo di BPaL. “Avevo provato di tutto prima di ricevere BPaL come parte del programma di ricerca”, afferma Joegene Mangilaya, un partecipante originario delle Filippine. “Questo nuovo regime di trattamento è stato come una boccata d’aria fresca dopo anni di lotte” secondo il paziente.
Tubercolosi, buoni risultati dal test del trattamento BPaL
Nello studio per testare BPaL come trattamento contro la tubercolosi, 576 partecipanti hanno ricevuto la cura tra maggio 2021 e marzo 2023, a seconda del Paese. Tra questi, 319 sono guariti dalla tubercolosi sei mesi dopo l’inizio del percorso. “Nelle Filippine, il regime di trattamento BPaL ha superato ogni aspettativa”, ha affermato la dott.ssa Irene Flores, ricercatrice presso il Jose B General Hospital nelle Filippine e coautrice dello studio. Nel Paese, infatti, sarebbe stato trattato con successo il 97% dei ceppi di tubercolosi resistente più difficili da curare. Per altri invece il trattamento è ancora in corso e si resta in attesa dei risultati. Il BPaL resta al primo posto nelle raccomandazioni dell’OMS per il trattamento della tubercolosi. “Dalla sua autorizzazione nel 2019, 70 Paesi hanno potuto ottenerlo, il che ha consentito l’implementazione di 40.000 trattamenti”, spiega la dottoressa Foraida.
Tanti i vantaggi della nuova cura: è più facile da assumere rispetto a 23 pillole al giorno e riduce di due la durata da 18-24 mesi a soli 6. Tuttavia, gli specialisti rimangono cauti perché BPaL non è adatta a tutti i pazienti. “Attualmente è raccomandato per adulti e adolescenti ma non può essere somministrata a bambini e donne in gravidanza a causa della sospetta tossicità. Ciò riduce notevolmente le possibilità di recupero per queste categorie spesso trascurate” spiega Lorenzo Guglielmetti, medico e direttore del progetto EndTB per Medici senza frontiere. Per questo, proseguono gli studi per trovare nuovi trattamenti che siano adatti a tutti, come appunto EndTB, con tre regimi terapeutici che prevedono la somministrazione di quattro o cinque antibiotici, spiega Le Figaro. Questa cura è adatta a tutti, compresi donne e bambini.