Tullio Solenghi parla di satira, di quando entrò nel mirino degli integralisti islamici e del ricordo di Anna Marchesini. “Si sente sempre dire che la satira e il varietà sono morti. Quando poi spunta fuori qualcuno in gamba si riscopre anche il valore della satira stessa – racconta in un’intervista concessa a Libero – Oggettivamente ora siamo in un tempo in cui regna la massificazione. Destra e sinistra si sono confuse tra di loro. Fare satira è diventato un po’ più complicato di una volta. Adesso gli obiettivi si sono un po’ edulcorati”.
E come esempio porta di quando “la Rai, nella settimana successiva allo sketch su Khomeyni, ci consigliò di non uscire di casa. Paura vera però non ne ho avuta mai. Salvo una volta in cui mi trovai in ascensore con un signore dai chiari connotati mediorientali che mi fissava. Fin quando non mi chiese se fossi io quello dell’imitazione. Lì trasecolai. Invece poi mi abbracciò dicendomi che lui era iracheno… Mi andò di lusso insomma”. Tullio Solenghi ammette che “l’autocensura l’ho usata dopo aver fatto la parodia di San Remo ma solo perché ricordo che mia madre, cattolica fervente e grande mia fan, ci era rimasta male. Mi chiamava tutte le sere. Quella sera non mi telefonò. Capii che avevo un po’ esagerato e decisi di astenermi dalle satire sulla nostra religione”.
Tullio Solenghi: “Anna Marchesini? Mi mancano le nostre telefonate giornaliere”
Tullio Solenghi, intervistato tra le pagine di Libero, vuole regalare anche un prezioso ricordo di Anna Marchesini: “Per il grande pubblico con Anna se n’è andata un’artista miracolosa, secondo me assolutamente la migliore della sua generazione. È chiaro che se n’è andata un’amica, una sorella, una persona di famiglia con la quale amavamo cazzeggiare su tutto con la leggerezza e al tempo stesso l’intelligenza e la profondità che la distinguevano”. E confessa, commosso: “la telefonata quasi giornaliera con Anna è una delle cose che mi manca di più. Spero di portarla sempre un po’ appresso nelle cose che faccio, come anche con Massimo (Lopez, ndr). Stiamo scrivendo il nuovo spettacolo teatrale e ci ritroviamo ad avere quel tipo di complicità che c’era anche con Anna. Per cui la sentiamo per fortuna sempre presente”.
Tullio Solenghi, ripensando alle sue origini, ammette anche che “Genova è rimasto il mio nido, la mia nascita. Il cordone ombelicale con la mia città non si è mai rescisso. Pur essendo ormai da tempo un cittadino romano, mi riconosco nella gente ligure e in quel tipo di umorismo che molti avvicinano a quello inglese”.