Il Sylvester Stallone che ritroviamo – a 77 anni e in ottima forma – come protagonista principale di Tulsa King, in assoluto la sua prima serie tv, è semplicemente il migliore visto fino a oggi. Sarà l’età, sarà la qualità dei produttori (in primis, c’è la mano di Teylor Sheridan di Yellowstone, I Soprano e 1883), sarà il contesto che lo esalta, ma l’interpretazione del vecchio gangster uscito di prigione dopo 25 anni che si insedia in una città che neanche conosce, è semplicemente eccezionale.



Sembra che Tulsa King sia nata durante la pandemia, e a Sheridan e alla Paramount piaceva l’idea di costruire su Stallone – una volta dichiarata la sua disponibilità a partecipare a una serie tv – un personaggio su misura. Tutto fatto in meno di una settimana. Niente di nuovo ovviamente, visto che la trama rimane saldamente nel canovaccio del racconto del vecchio delinquente dal cuore buono, violento quanto basta, ma soprattutto coerente con una personalissima idea di giustizia costruita in anni di vita trascorsa a delinquere e in carcere. Nel nostro caso il racconto contiene anche una dose non irrilevante di comicità, giocata non tanto sull’inevitabile, visto l’attività prevalente, italianità della maggioranza dei protagonisti, ma soprattutto sull’impatto che la società moderna e le sue tecnologie di massa hanno su un signore astuto e di una certa età, tenuto per alcuni decenni all’oscuro di tutto.



Dwight Manfredi, per rimanere fedele al suo clan, ha scontato per intero la sua condanna ed esce dal carcere dopo ben 25 anni. Pensa di avere maturato un credito e si aspetta di essere degnamente ripagato dalla “famiglia”. Tanto più che questa “fedeltà” gli è costata la perdita della stima della sua unica figlia e la chiusura di ogni rapporto con la sua famiglia vera. In realtà, deve prendere atto che non la pensano così i nuovi capi del clan, ormai passato di mano alle generazioni più giovani. Ritengono più saggio allontanarlo da New York affidandogli la “piazza” di Tulsa, tranquilla cittadina dell’Oklahoma.



Manfredi non ha alternative e accetta. Giunto a Tulsa, con i suoi modi sbrigativi e ripristinando vecchie abitudini, si mette subito in azione. Grazie all’aiuto di un giovane tassista incontrato all’aeroporto, e subito assunto come autista personale, riesce anche a districarsi con le nuove tecnologie e nuove abitudini, come la fine dell’uso del contante, di cui ovviamente capisce i pericoli. In poco tempo riesce a impiantare lucrose attività criminali e inizia a inviare a New York parte dei guadagni.

In realtà Tulsa è una cittadina meno tranquilla di quello che sembra all’apparenza e le attività di Manfredi e della sua piccola banda ben presto finiscono per pestare i piedi alle altre gang del territorio, scatenando una vera e propria guerra vecchio stile. Il conflitto ha come conseguenza l’intervento della FBI, tra l’altro già insospettita per l’arrivo in città di questa vecchia gloria del crimine.

Tulsa King è prodotta è distribuita dalla Paramount+, la nuova piattaforma che sta rapidamente sfornando prodotti di alta qualità e conquistando rilevanti quote di mercato. Nel cast è folto il gruppo di volti noti provenienti da altre serie dello stesso genere come Annabella Sciorra e Max Casella (I Soprano) e Vincent Piazza e Domenick Lombardozzi (Boardwalk Empire). Dopo il successo dei primi episodi la serie è stata immediatamente rinnovata anche per una seconda stagione.

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