Alcuni ricercatori italiani, in collaborazione con la prestigiosa americana di Harvard, hanno realizzato uno studio per cercare di capire meglio perchè il tumore al colon è così resistente alle cure. Come sottolinea il Corriere della Sera, questo tipo di cancro si “alimenta” di cellule che fino ad oggi erano sconosciute, e che formano uno scudo per proteggersi dai radicali liberi, che invece danneggiano lo stesso tumore. Queste cellule assorbono in maniera molto elevata il glucosio, sostanza che per la prima volta viene considerata a difesa dei tumori, e che nel contempo fa da carburante agli stessi. E’ questa la conclusione a cui sono giunti i ricercatori della Fondazione piemontese per la ricerca sul cancro in uno studio condotto all’IRCCS Candiolo di Torino, in collaborazione con il Massachusetts General Hospital Cancer Center di Harvard, lavoro in seguito pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Communications.



«È noto che il metabolismo del glucosio consente alle cellule tumorali di crescere e proliferare — sono le parole di Sebastian Carlos, già responsabile del laboratorio di Dinamiche metaboliche del cancro dell’IRCCS di Candiolo, ora all’Università di Barcellona, riportate dal Corriere della Sera —. In particolare, la nostra ricerca ha identificato un nuovo tipo di cellule di difesa a protezione del tumore. Si tratta di cellule non proliferanti, incapaci cioè di crescere e moltiplicarsi all’interno della massa neoplastica, ma caratterizzate da un elevato assorbimento di glucosio. Inaspettatamente, in queste cellule lo zucchero non viene convertito in energia, come i principali consumatori di glucosio nel cancro del colon, ma utilizzato per neutralizzare i radicali liberi che potrebbero danneggiare la struttura della cellula, compromettendone la sopravvivenza».



TUMORE AL COLON, IL NUOVO STUDIO: “PER TERAPIE PIU’ EFFICACI”

Obiettivo dello studio sul tumore al colon, individuare delle nuove cure e un nuovo approccio per gestire la malattia, alla luce anche degli importati progressi fatti negli ultimi anni. «Definire lo specifico ruolo di questo nuovo tipo di cellule – spiega Anna Sapino, direttore scientifico e primario dell’Anatomia patologica dell’IRCCS Candiolo – meno attive nel tumore potrebbe aprire la strada a nuove e più efficaci terapie anti-tumorali anche combinate ai farmaci tradizionali in grado di estirpare non solo le cellule in corso di moltiplicazione, ma i “serbatoi” di cellule tumorali quiescenti, spesso responsabili dello sviluppo di forme tumorali recidive e della generazione di neoplasie resistenti ai trattamenti tradizionali, come chemio e radioterapia».



La ricercatrice aggiunge e conclude: «Sebbene questi studi siano stati condotti su modelli sperimentali, su cellule tumorali prelavate dai tumori asportati ai pazienti, e, quindi, dobbiamo essere cauti — sottolinea Sapino —, i risultati sono potenzialmente in grado di ispirare nuove terapie più specifiche ed efficaci per questo tipo di cancro. È allo studio una nuova molecola capace di annullare le difese del tumore».