Grazie all’impegno di un team di ricercatori italiani – parte dell’Università di Salerno e parte della Federico II napoletana – presto potrebbe arrivare una nuova terapia contro la forma recidiva e resistente agli ormoni del tumore al seno: un problema spesso ignorato o dimenticato ma che interessa circa il 30% delle donne che superano con successo la prima insorgenza tumorale e che si potrebbe sviluppare anche a distanza di quasi 10 anni; il tutto – almeno fino ad ora – senza nessun trattamento in grado di interromperne la proliferazione.



A coordinare lo studio sul tumore al seno – peraltro pubblicato sulla rivista Molecular Cancer – troviamo il professor Alessandro Weisz e il collega Giovanni Nassa che in una breve intervista citata dal Mattino hanno raccontato di essere partiti dallo studio di “una serie di proteine espresse in vari tumori, sia nei pazienti [che] nei modelli animali, puntando su farmaci già sviluppati e in sperimentazione in altri tipi di cancro”, scoprendo così “una molecola” attualmente impiegata in alcune rare forme di leucemia con alcuni ottimi risultati e che potrebbe tornare utile anche per la recidiva del tumore mammellare.



Tumore al seno: come funziona la nuova terapia in sviluppo da parte del team italiano

Le molecole in questione non sono ancora commercializzate – tanto meno per il tumore al seno – e sono note con i nomi tecnici GSK5959 e GSK6853; ed il loro effetto principale sembra quello di bloccare l’espressione del gene noto con la sigla BRPF1: da qui l’intuizione dei ricercatori italiani che prendendo in esame alcuni modelli animali e replicando lo studio anche su modelli biologici creati in laboratorio hanno scoperto la sua presenza anche nelle forme tumorali più resistenti del cancro alla mammella.



Per ora – è sempre bene dirlo – è ancora presto per pararle di nuova terapia vera e propria e soprattutto per vederla applicata al tumore al seno, ma d’altro canto i ricercatori sono fiduciosi di riuscire a passare presto alla prossima fare degli studi dato che l’ipotesi si base su molecole già approvate, brevettate ed impiegate in medicina con un notevole risparmio di tempo rispetto all’ipotesi di una partenza da zero.