Una scoperta molto importante, che potrebbe cambiare il futuro prossimo della medicina ed in particolare la cura del tumore al seno. Ne ha parlato ieri sera a Che Tempo Che Fa il professor Giorgio Scita, a capo del laboratorio ‘Meccanismi di ricerca delle cellule tumorali’ dell’Ifom (istituto Fondazione di Oncologia Molecolare), Ordinario di Patologia Generale presso l’Università Statale di Milano e alla guida di questa ricerca, sostenuta da Fondazione Airc. Il loro lavoro si è concentrato sul meccanismo con cui si formano le metastasi tumorali nel seno, dimostrando che le cellule cambiano di stato, diventando di fatto fluide e muovendosi come se fossero degli stormi di uccelli. E’ stato in seguito scoperta una molecola, la RAB5A, in grado di ridurre il tumore al seno.



“Sappiamo che le cellule tumorali per metastatizzare devono imparare a migrare – sono le parole del professor Giorgio Scita, presente negli studi del programma di Rai Tre condotto tutte le domeniche sere da Fabio Fazio – a muoversi. La maggior parte delle cellule sono cellule che amano stare insieme, se migrassero singolarmente tenderebbero a morire”. Quindi l’esperto ha aggiunto, soffermandosi sul suo studio: “Quello che noi abbiamo scoperto riguarda un particolare tumore: quello al seno, in una fase precoce, quello che cresce all’interno del tetto mammario”.



TUMORE AL SENO, GIORGIO SCITA: “UN FORTISSIMO SEGNALE INFIAMMATORIO…”

Grazie al lavoro realizzato dagli studiosi, pubblicato sull’autorevole rivista Nature, è stata scoperta una particolare proteina, leggasi la RAB5A, in grado di prevenire proprio l’insorgere del tumore al seno: “E’ una proteina – ha spiegato ancora Giorgio Scita in diretta televisiva – che regola un processo cellulare molto specifico: nonostante abbia un ruolo molto specifico, riesce a determinare la fluidificazione di un tessuto. E’ sufficiente da sola”. A fianco del professore dell’Ifom vi era come di consueto anche il virologo Roberto Burioni, che ha commentato: “Adesso per fortuna contro il tumore abbiamo delle armi molto più efficaci rispetto a quelle che avevamo fino a qualche tempo fa”.



Secondo quanto sostenuto da Giorgio Scita in una precedente intervista a Repubblica, quanto scoperto: “Rappresenta un fortissimo segnale infiammatorio, potenzialmente in grado di attivare il sistema immunitario innato. Pensiamo quindi che possa essere sfruttato per potenziare l’immunoterapia. In generale il tumore al seno risponde poco agli immunoterapici, viene definito per questo un tumore ‘freddo’, e potremmo invece avere l’occasione di trasformarlo in un tumore ‘caldo'”.