Possibile svolta per quanto riguarda il tumore al seno, uno dei più diffusi in Italia e non solo. Come si legge su SkyTg24.it sarebbe stata individuata la chiave per prevenire lo stesso cancro: si tratta di preciso di una proteina che uccide le cellule malate ma prima che le stesse si trasformino in cellule tumorali, evitando quindi la diffusione del tumore. Ma come funziona di preciso? La proteina agisce attraverso un processo infiammatorio, che mette in atto tutte le difese immunitarie, rendendo quindi più semplice il compito di riconoscere ed eliminare le cellule danneggiate.



La ricerca è stata realizzata dagli studiosi dell’Università americana del North Carolina a Chapel Hill e il risultato di questo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature, e potrebbe aiutare a sviluppare dei nuovi trattamenti a base appunto della proteina in questione, chiamata Mre11. Quando una cellula tumorale si divide subisce dei danni al proprio Dna, e tali cellule vengono percepite dal nostro organismo come una minaccia che attiva una sorta di sensore del Dna rovinato che si chiama cGAS, e che raccoglie le cellule del sistema immunitario di modo da poter individuare quale sia il problema, e risolverlo.



TUMORE AL SENO, SCOPERTA UNA CELLULA PER PREVENIRLO: L’ATTIVAZIONE DEL “SENSORE”

Nel corso della ricerca realizzata dagli studiosi di cui sopra si è comunque scoperto che tale “sensore” viene rinchiuso, ovvero, è sempre disattivato di modo da impedire che lo stesso non scateni delle risposte infiammatorie, a meno che non vi sia estremamente bisogno. Min-Guk Cho e Rashmi Kumar hanno quindi guidato un gruppo di ricerca per provare a liberare il cGAS, e la chiave è appunto la proteina Mre11.

Nel corso della ricerca è stata effettuata anche un’altra interessante scoperta: quando il sensore e la proteina interagiscono fra di loro, danno vita alla necroptosi, una forma specializzata di morte cellulare che a differenza delle altre di questo tipo, innesca anche una risposta infiammatoria. Attivando il sistema immunitario si riesce così ad individuare più facilmente le cellule tumorali o quelle che stanno per diventarlo.