Un tumore record di 7,6 chilogrammi è stato asportato dall’addome di una donna, una signora di 58 anni d’età, da parte dei chirurghi dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza, guidati dal professor Bruno Nardo. Proprio quest’ultimo ha raccontato l’eccezionalità dell’intervento a “Storie Italiane”, trasmissione di Rai Uno condotta da Eleonora Daniele: “Si trattava di un tumore del retroperitoneo, un liposarcoma maligno. La paziente sembrava incinta: la massa tumorale si estendeva dal fegato alla vescica, con il coinvolgimento del rene destro e della parte destra del colon anche essi asportati”.



Il dottor Nardo ha poi precisato che la paziente colpita da tumore record “era in terapia con cortisonici per via dell’artrite reumatoide di cui soffre e qualche anno fa era stata sottoposta a un intervento di stabilizzazione della colonna vertebrale, dunque i dolori che avvertiva li aveva attribuiti a questo”. Ma quali sono le modalità per una diagnosi precoce di disturbi di questo tipo? “I classici esami – ha risposto il medico –. Ecografia, tac, risonanza magnetica. Li abbiamo fatti tutti, per poi arrivare alla ricostruzione tridimensionale del tumore al tavolo anatomico dell’Università della Calabria. La paziente è stata dimessa 15 giorni fa, l’ho sentita questa mattina e sta bene. È importante comunicare che, se si fa una chirurgia mirata, si possono evitare terapie”.



TUMORE RECORD ASPORTATO: LA TESTIMONIANZA DEL MARITO

Il marito della 58enne ha voluto dire la sua ai microfoni dell’agenzia giornalistica Agi: “I medici sono andati oltre il limite del possibile. Mia moglie sembrava incinta, ma non era possibile e a fare aumentare la sua pancia, da diversi mesi, era un tumore record, maligno, che ora è stato asportato. Ancora non riesco a crederci, anche dopo aver visto le foto dell’intervento, e voglio raccontare a tutti questa incredibile storia”.

La diretta interessata aveva notato da luglio 2021 uno strano gonfiore della pancia, ma lo aveva attribuito agli effetti dei farmaci che assumeva per la cura dell’artrite reumatoide. Si è trattato senza dubbio di un unicum nella storia della chirurgia calabrese, ma non solo: sono pochi i precedenti analoghi in tutt’Italia e anche all’estero.