In vista del ritorno in piazza dei volontari dell’Airc, il programma di Rai Uno, Uno Mattina, ha ospitato stamane tre autorevoli professori che da anni lottano contro i tumori, a cominciare da Michele Maio, ordinario di Oncologia Medica Siena, che ha parlato in particolare di immunoterapia oncologica: “E’ una strategia che utilizza farmici che attivano il sistema immunitario del paziente facendo si che sia lo stesso sistema a tenere sotto controllo il tumore e a distruggere le cellule. E’ una realtà – ha proseguito che negli ultimi 7-8 anni ci ha fornito informazioni estremamente importanti e ha permesso di prolungare la sopravvivenza di pazienti a lungo e a lunghissimo termine: era una strategia promettente, mentre ora è una realtà che abbiamo a disposizione tutti i giorni nelle nostre strutture”.
“Abbiamo di fronte sfide importanti – ha continuato Maio – se siamo riusciti a portare ad oltre il 50 per cento la sopravvivenza a più di 6 -7 anni per i pazienti affetti da tumori, sappiamo che non tutti rispondono a questa terapia, quindi lo sforzo è quello di alzare l’asticella agendo su fronti diversi con nuovi farmaci, le modificazioni chimiche del tumore… Stiamo lavorando sempre più nelle fasi molto iniziali della terapia, prima ancora della chirurgia, eseguendo poi la chirurgia e poi continuando la terapia”. Sull’immunoterapia di precisione: “Significa conoscere le caratteristiche tumorali di ogni paziente e aver modo di identificare il paziente che può rispondere meglio a quella strategia terapeutica. La comunità sta lavorando su alcuni farmaci che non sono specifici per il tumore ma che agiscono sul dna, è una strada lunga ma questo è il sogno finale”.
TUMORI, LE TECNICHE PIU’ INNOVATIVE NEL CONTRASTO: LA PAROLA AGLI ESPERTI
In studio anche Brunangelo Falini, prof. ordinario Ematologia di Perugia, che invece si è soffermato invece sulla lotta ad una particolare forma di leucemia, quella con le cellule capellute: “La cura si articola in tre fasi. Nella prima fase abbiamo cercato di capire qual era la lesione genetica che provocava questa leucemia. Nella seconda abbiamo sfruttato questa scoperta per mettere appunto un test diagnostico di precisione molecolare, e sfruttare la disponibilità di un farmaco in grado di inibire la mutazione del gene. I pazienti che sono stati trattati col farmaco da solo, dopo che non avevano risposto alla chemio, hanno risposto nel 95 per cento dei casi. Nella terza fase abbiamo collegato l’immunoterapia con il farmaco, passando da una percentuale di remissione completa dal 35 per cento al 100 per cento, e molti pazienti a distanza di 5 anni rimangono ancora in remissione completa. In questo momento ci stiamo concentrando sul linfoma di Hodgkin, uno dei più diffusi: è un tumore guaribile nella maggior parte dei casi, ma ci sono ancora pazienti giovani che non guariscono e il nostro sforzo è cercare di capire perchè”.
Infine le parole del professor Marco Presta, ordinario di Patologia Generale Brescia, che invece si è soffermato in particolare sull’anti-angiogenesi tumorale: “Il tumore ha bisogno di ossigeno e sostanze nutritive se no muore. Abbiamo cercato di capire come tagliare i rifornimenti al tumore, nel corso degli anni i laboratori hanno sviluppato una serie di molecole che possono attaccare il tumore, si chiamano farmaci antio angiogenici, che devono essere però combinati con terapie. Stiamo cercando di mettere assieme approcci anti-angiogiogenici e cercare di far produrre una sostanza al tumore di modo che si possa ‘suicidare’. L’obiettivo è quello di essere il più precisi possibili di modo da toccare solo il tessuto tumorale”.