Si può rendere reversibile un tumore irreversibile? Uno studio italiano si sta muovendo proprio in questo senso, a conferma dei passi da gigante posti in essere dalla frontiera medica. In realtà però questa possibilità è già nota da almeno 80 anni come apprendiamo da La Verità, ma si è preferito accantonare questa ricerca a favore di altri studi più remunerativi.



Si chiama ‘tumor reversion’ ( reversione tumorale), un solido filone di ricerca promettente noto dall’inizio del Novecento, con cui si possono trasformare cellule cancerogene maligne in benigne. Questa ricerca ha però avuto un percorso frammentato, che fortunatamente è stato ricostruito grazie a uno studio italiano pubblicato nella rivista internazionale Oncology Reports. “Se si impiantano cellule tumorali in un embrione nelle prime fasi di sviluppo, il tumore non progredisce. Se si impiantano quando è sviluppato, il tumore progredisce. A fare a differenza è il microambiente”. Questo è quanto ha spiegato al quotidiano Andrea Pensotti, ricercatore del Campus biomedico di Roma che, per la tesi di dottorato, ha portato avanti il lavoro al System Biology Group Laboratory del dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università La Sapienza di Roma, coordinato da Mariano Bizzarri, e con il contributo della professoressa Marta Bertolaso.



TUMORI: I PUNTI OSTATIVI ALLO STUDIO ITALIANO

Come ha sottolineato Pensotti nonostante si tratti di una ricerca dai risultati sorprendenti per i tumori, la situazione paradossale vede come negli anni i finanziamenti siano stati indirizzati solo alla riparazione della mutazione genetica e non alla prosecuzione di questo studio.

Da molti anni vediamo che le terapie mediche utilizzate per il trattamento dei tumori hanno segnato il passo. In cardiologia, in cinquant’anni la mortalità è calata del 75%, quella dei tumori, complessivamente si è ridotta del 5%”, osserva il professor Bizzarri , citando dati americani. “Abbiamo fatto grandi progressi in diagnostica, chirurgia e radioterapie oncologiche, ma nelle terapie mediche, a parte delle eccezioni, nei tumori del pancreas, colon e polmoni, la mortalità è rimasta sostanzialmente la stessa e sappiamo che anche quando usiamo farmaci targettizzati, cioè specifici per un bersaglio molecolare, funzionano, ma questi bersagli, per la caratteristica intrinseca della cellula tumorale, sono instabili ed eterogenei. Usando il classico approccio della chemioterapia, con il bombardamento indiscriminato”, spiega il professore, che ha poi aggiunto: “Con la reversione tumorale, immettiamo nell’ambiente le istruzioni per privare le cellule cancerogene della capacità di invadere e metastatizzare”.



VANTAGGI ANCHE IN TERMINI DI COSTI

Le ostilità nei confronti dello studio italiano sulla reversione dei tumori non solo cozzano contro i risultati sorprendenti che sono stati ottenuti, ma si scontrano anche con ragioni di natura economica. Se infatti per curare un paziente con cancro, si spende circa 100.000 euro l’anno in trattamenti, il nutraceutico testato costa invece solo circa 40 euro al mese, come ha spiegato sempre Bizzarri. E nonostante questo aspetto, di non poco conto, i finanziamenti per questa rivoluzionaria ricerca mancano ancora.

Come se non bastasse il ricercatore ha anche voluto sottolineare come questo studio non voglia avere la presunzione di andare a soppiantare le attuali terapie su cui si è tanto investito, ma perlomeno ci si aspetterebbe un lavoro in sinergia, facendo andare di pari passo anche la progressione di questo importante approccio ai tumori.