La radioterapia, in aggiunta alla terapia medica, è considerata una valida alternativa alla chirurgia per curare i tumori, anche forme più avanzate di cancro con metastasi, ritenuta inoltre dai minori effetti collaterali. Questo quanto si legge nello studio “Oligocare” promosso dalla Società Europea di Radioterapia Oncologica (Estro) e dall’European Organization for Research and Treatment Cancer (Eortc). I ricercatori hanno evidenziato l’impatto della radioterapia su 1.600 pazienti che presentavano da uno fino a 5 metastasi di tumori diversi, e i risultati sono stati presentati presso il congresso annuale dell’Estro da Filippo Alongi, Ordinario di Radioterapia Oncologia all’Università di Brescia e Direttore della Radioterapia Oncologica Avanzata dell’Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar.



“Gli ‘oligometastatici’ – le parole di Alongi riportate da QuotidianoSanità.it – sono quei pazienti che pur avendo una malattia estesa in più sedi nell’organismo, presentano un numero limitato di lesioni, fino a 3-5 in uno o più organi. In Italia si stima che siano 1 su 5 e solitamente per questi pazienti si ricorre alla radioterapia a scopo palliativo, cioè per alleviare il dolore o prevenire i sintomi, per cui viene prescritta a basse dosi e mirata sulla sede delle lesioni che possono causare grandi sofferenze. Lo studio invece ha valutato l’impatto della radioterapia in pazienti con più metastasi con l’obiettivo della remissione locale”.



TUMORI, RADIOTERAPIA: “DAI RISULTATI PRELIMINARI EMERGE…”

La gran parte dei pazienti, ha aggiunto ancora Alongi: “Presentava da 1 a 3 metastasi di tumori primitivi della mammella, del colon, della prostata e del polmone, localizzate prevalentemente su polmoni, linfonodi, ossa e in alcuni casi anche nel cervello”. Per trattare le loro lesioni si è utilizzata la radioterapia stereotassica, un sistema ad alte dosi ionizzanti erogate in maniera precisissimi grazie alla possibilità di utilizzare la guida di TAC o risonanza magnetica.

“Dai risultati preliminari – aggiunge l’esperto – emerge che la radioterapia, in aggiunta ai farmaci, e in qualche caso anche da sola, ad esempio nei tumori alla prostata, è in grado di distruggere più metastasi spegnendo localmente la malattia, con una sopravvivenza del 97% dopo 6 mesi dal trattamento ed effetti collaterali rilevanti in appena l’1% dei casi. I dati reali raccolti molto promettenti, anche se necessitano di essere confermati con un follow up più lungo, consentono di convalidare il valore della radioterapia come modalità di trattamento locale definitivo e non solo a scopo palliativo con efficacia locale sulle metastasi pari alla chirurgia”.