TUNISIA, LA “BOMBA” MIGRANTI PRONTA AD ESPLODERE SULL’ITALIA

Una autentica “bomba” in arrivo dalla Tunisia sul fronte migranti: questo è quanto ipotizzato dall’inchiesta di “DataRoom” di Milena Gabanelli sul “Corriere della Sera” di oggi. È di ieri la notizia che Guardia costiera tunisina di Sfax, Kerkennah e Mahdia hanno ritrovato i corpi di 30 persone, tra cui 2 donne e 2 bambini, in grave stato di decomposizione. Stando ad una prima indagine della Guardia Nazionale di Tunisi, si tratterebbe di cadaveri appartenenti a subsahariani vittime di naufragi. Ma se da tempo ormai in Tunisia e in Libia “passano” flussi di migranti in arrivo da Africa e Medio Oriente, nei prossimi mesi potrebbero esserci in aggiunta centinaia di migliaia di giovani tunisini in fuga dal Paese ormai al collasso.



Le Primavere arabe e un “principio” di costituzione non sono riuscite in questi anni a determinare una sana coscienza e sviluppo democratico in Tunisia: il Covid-19, le guerre circostanti e la povertà hanno spinto negli ultimi anni il Paese sull’orlo del collasso, complici le gestioni tutt’altro che trasparenti della politica. Il 10 aprile scorso un calciatore tunisino, Nizar Issaoui, si è dato fuoco per contestare il governo del Presidente Kais Saied: una protesta identica a quella dell’ortolano Mohamed Bouazizi che il 17 dicembre 2010 s’era incendiato, scatenando le Primavere arabe. Parte da questo tema l’inchiesta di “DataRoom” per capire le proporzioni di una “bomba” migratoria pronta ad esplodere verso le nostre coste, che distano solo 130 km. Il 90% dei giovani vuole emigrare e il nuovo corso di Saied non sembra aver raddrizzato la situazione di povertà evidente sotto la dittatura di Ben Ali.



‘DATAROOM’ SULLA SITUAZIONE DELLA TUNISIA: IL NODO FLUSSI E I SOLDI DALL’ITALIA

«Nel 2022, l’Italia ha superato la Francia ed è ora il primo partner commerciale dei tunisini; dall’inizio della guerra in Ucraina l’Eni sta rimpiazzando le forniture di gas russo con quelle algerine, e il gasdotto Transmed Enrico Mattei passa proprio per la Tunisia», scrive Milena Gabanelli nella nuova puntata di “DataRoom” sul “Corriere della Sera”. In particolare verso l’Italia puntano i migranti in fuga da povertà e guerre: in Libia ne sono detenuti 685mila, mentre i porti di Sfax, Zarzis e Mahdia si sono riempiti di autentici disperati dell’Africa subsahariana (come dimostrano le scoperte tragiche di questi giorni).



Se nel 2022 erano stati 2mila i migranti giunti sulle nostre coste dalla Tunisia, al 18 aprile di quest’anno il dato corre fino a 18.893, di cui 2.764 hanno passaporto tunisino: «Negli ultimi dodici anni il Paese è riuscito a evitare i disastri della Libia o della Siria, dandosi una nuova Costituzione, rifiutando l’integralismo islamico, riconoscendo più diritti alle donne e ricevendo, alla fine, pure un Nobel per la pace. Il problema è che in questi dodici anni la Tunisia ha avuto sei presidenti, nove premier e undici governi, e non si è costruito nulla», rileva ancora Gabanelli illustrando le problematiche presenti ancora oggi sul tema povertà. Un debito estero verso la Ue di almeno 20 miliardi e una Presidenza, quella di Saied, “lontana” dal popolo non riescono ad invertire la rotta della crisi: «Oggi si importa tutto, a partire dal cibo: l’inflazione sopra il 10% ha fatto aumentare i prezzi alimentari al supermercato del 13%, l’olio e la frutta (in un Paese che la produce) del 20%, le uova del 25% per cento. Il costo della baguette è calmierato ma i quasi quattromila panettieri sono spesso senza luce, causa la siccità che in cinque anni ha ridotto anche dell’80% gli invasi, e sono senza farina perché il governo non può pagare il grano tenero importato». Il braccio di ferro con l’FMI è cominciato da mesi, con il Fondo Monetario che chiede riforme in cambio di sovvenzioni, mentre Saied replica «senza soldi, non posso fare le riforme». La modalità allora pensata da Tunisi è quella di chiedere al nostro Paese e all’Europa fondi per poter bloccare i flussi di migranti in partenza: conclude così DataRoom, «La foto ricordo Giorgia Meloni ha portato il problema a Bruxelles: “La Tunisia è una nazione amica, va aiutata in un momento di difficoltà”. L’Italia ha già varato diversi piani d’aiuto, l’ultimo riguarda uno stanziamento da 200 milioni fra il 2021 e 2023, e include anche un pacchetto di motovedette e droni per il controllo delle partenze».