Il Memorandum con la Ue è stato firmato mesi fa, ma non è ancora applicato. Eppure gli arrivi dalla Tunisia hanno subito un rallentamento, segno che Saied ha intensificato i controlli (anche se i metodi usati non sono dei più ortodossi) nei confronti delle persone che partivano da Sfax per l’Italia e dei traffici degli scafisti.



Mentre la crisi economica continua a gravare pesantemente sul Paese, da Bruxelles arriva la firma di un accordo, con tanto di finanziamento da 307 milioni, con il quale Terna si appresta ad attuare il progetto Elmed, che riguarda l’energia elettrica e prevede la realizzazione di un ponte tra Europa e Nordafrica mediante un collegamento sottomarino. Un piano, spiega Mauro Indelicato, giornalista de Il Giornale e di InsideOver, che rafforza il ruolo di hub energetico della Tunisia, nella quale passano già gli impianti che portano il gas in Italia. L’applicazione del Memorandum, però, rimane una priorità, ne va anche della stabilità del Paese: senza si rischia che si facciano avanti Russia e Cina.



A che punto è la realizzazione del Memorandum Ue-Tunisia firmato nei mesi scorsi? Se ne è persa traccia?

L’accordo politico c’è, sull’applicazione ci sono molte incognite. Sia perché ci sono delle resistenze in ambito europeo, sia perché Saied, pur non avendo una vera opposizione al suo interno, fa un po’ l’opposizione di se stesso: come diversi leader del passato di questa area a volte si contraddice nel giro di pochi giorni, affida la sua linea politica più ai suoi umori che agli accordi. Per questo sull’applicazione del Memorandum si sa poco. Siamo fermi alle conferenze stampa di questa estate.



Saied, nel frattempo, ha fatto qualcosa per controllare le persone che partono dalle coste tunisine con i barchini per arrivare in Italia?

Dalla Tunisia arrivano notizie di un massiccio controllo da parte della guardia costiera e delle forze dell’ordine, soprattutto dalla zona di Sfax, che è quella da cui si partiva maggiormente nei mesi scorsi. Andando a guardare i numeri del Viminale sembra che da settembre in poi i flussi siano diminuiti: evidentemente qualcosa è cambiato. Probabile che la promessa di nuovi fondi abbia orientato il governo verso un controllo più accurato.

La diminuzione non è dovuta al fatto che ora siamo in inverno e le condizioni del tempo sono meno favorevoli per i viaggi?

Le condizioni del canale di Sicilia sono rimaste ottime fino a ottobre inoltrato e anche ai primi di novembre. Molto simili a quelle estive. Solo in seguito si è assistito a un peggioramento. I numeri in calo di settembre e ottobre non sono imputabili a questo. I cambiamenti sono più di rango politico che meteorologico. È stata una diminuzione importante: l’azzeramento dei flussi o un drastico ridimensionamento in poche settimane è impossibile, però un calo c’è stato. E può farne presagire altri nei prossimi mesi.

Continuano, tuttavia, le segnalazioni di interventi della polizia tunisina non proprio in linea con i diritti umani, giusto?

Sebbene la Tunisia tra i Paesi del Nordafrica sia quello in cui le questioni relative ai diritti umani attecchiscono di più, parliamo di una nazione che ha un passato autoritario, e dove una democrazia parlamentare di breve durata stata congelata da Saied negli ultimi anni. Un Paese, insomma, in cui le forze dell’ordine hanno degli input per operare in maniera drastica.

Si è parlato anche di un nuovo accordo Ue con Tunisia ed Egitto riguardo ai flussi: è uno spot elettorale della Von der Leyen o c’è qualcosa che bolle in pentola?

Già a settembre si parlava di un accordo con l’Egitto sulla base di quello stretto con la Tunisia. Con Il Cairo quello dell’immigrazione è uno dei temi possibili sul quale sviluppare un partenariato. Da lì barconi non ne partono, ma ci sono molte persone che poi vanno in Libia e in Tunisia per raggiungere l’Italia. Un contatto con l’Egitto c’è stato e probabilmente, anche su temi economici, si arriverà a un’intesa con Bruxelles. L’obiettivo europeo è stringere accordi di questo tipo, quindi relativi ai flussi ma anche alla finanza e all’energia, con i Paesi della regione. Con la Tunisia si tratterà di smussare l’accordo già sottoscritto, il Memorandum, o di renderlo operativo.

Soldi finora dalla Ue alla Tunisia non ne sono arrivati?

A livello ufficiale sappiamo che una prima tranche era stata erogata e spacciata come elemosina da Saied, quindi rifiutata. Altre comunicazioni ufficiali non ne sono arrivate. Ma visto che c’è un atteggiamento diverso da parte del governo tunisino sul controllo dei flussi, o a Tunisi sono arrivati altri fondi oppure si fidano delle promesse dei mesi scorsi.

Intanto è stato firmato il Grant agreement per il progetto di interconnessione elettrica Elmed, definito come ponte energetico fra Europa e Nordafrica: lo realizzeranno l’italiana Terna e la tunisina Steg. La Commissione Ue ci ha messo 307 milioni. È il primo passo della collaborazione economica con la Tunisia?

Gli accordi riguardano anche gli ambiti economici ed energetici, anzi, sotto questo punto di vista sono considerati anche più importanti. Del collegamento energetico con il Nordafrica si parlava già da diversi anni e negli ultimi mesi era oggetto di trattative fra le due sponde del Mediterraneo. È uno dei progetti più facilmente cantierabili lungo questo asse.

A proposito di energia. Quanto è importante la Tunisia rispetto alle infrastrutture esistenti?

Gas e petrolio arrivano da Algeria e Libia, ma diverse condutture passano dalla Tunisia. Il gasdotto intitolato a Enrico Mattei passa proprio da qui. La Tunisia è un hub importante per l’Italia e l’Europa per rifornirsi di materie prime da quest’area. Dopo la fine dei rapporti con la Russia rappresentano, almeno per l’Italia, la prima fonte di approvvigionamento.

Le intese, però, puntano anche sull’energia rinnovabile, quella in cui è coinvolta Terna riguarda l’energia elettrica. Verrà sviluppato anche questo settore?

Nel Nordafrica ci sono molte fonti energetiche, sia tradizionali che rinnovabili. La Tunisia in questa ottica di scambio è un hub fondamentale. Anche per questo la Meloni nei mesi scorsi ha sollecitato l’Europa a intervenire per preservare stabilità politica del Paese. Una Tunisia in declino comprometterebbe molti progetti di natura energetica.

Qual è la situazione attuale della Tunisia? La crisi economica persiste o ci sono segnali di miglioramento della situazione?

La situazione non è peggiorata ma questo non vuol dire che Saied possa tirare un sospiro di sollievo: il Paese rimane ancora in bilico. Non sono arrivati i fondi del FMI e le casse dello Stato sono sempre più a secco: lo spettro del default rimane.

Non c’è il pericolo che la mancata attuazione del Memorandum spinga altri interlocutori come Russia e Cina a farsi avanti prendendo il posto della UE come partner del Paese?

È il rischio che l’Italia ha segnalato a più riprese. Non ci sono segnali di inserimento di altri Paesi probabilmente perché Saied non ha interesse a far fallire le trattative con l’Europa. Se la Tunisia non dovesse riuscire a migliorare la sua situazione potremmo assistere, però, a eventuali inserimenti.

(Paolo Rossetti)

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