“Tunisia? Qui non c’è democrazia“. Non usa mezzi termini, Firas, giovane rapper del quartiere Ettadhamen, nella capitale Tunisi, protagonista del reportage di Francesca Mannocchi mandato in onda ieri a Propaganda Live, per descrivere lo stato dell’arte del Paese nordafricano di cui in Italia e in Europa ci si ricorda soltanto nei mesi estivi, in concomitanza con gli sbarchi dei migranti. Il servizio invita a ragionare sui motivi che spingono molti giovani come Firas a sperare in un futuro che sia semplicemente “via da qui“. Confinati in quartieri senza centri culturali, tenuti alla larga dalla vita politica, senza concrete prospettive di miglioramento, ragazzi come Firas abitano le periferie della periferia. Emblematico lo scambio tra il rapper e alcuni agenti:”Da dove vieni?“, gli hanno chiesto i poliziotti dopo averlo fermato in avenue Bourguiba, in centro a Tunisi, nel corso di un corteo di protesta. Il giovane ha risposto: Ettadhamen. “Mi hanno detto: e che ci fai qui?“.
INCUBO TUNISIA: IL REPORTAGE DI FRANCESCA MANNOCCHI
Eppure la Tunisia resta l’epicentro delle Primavere Arabe, il luogo da cui ha avuto origine la rivoluzione che ha poi toccato diversi Paesi affacciati sul Mediterraneo, un decennio fa convinti di aver imboccato la strada del progresso. Eppure a Tunisi oggi sono in pochi a poter dire di aver visto un miglioramento. Anche Firas, che all’epoca della rivoluzione aveva soltanto 10 anni, è interprete di un sentimento che Zoro di Propaganda Live riassume bene in “si stava meglio quando si stava peggio“. Firas spiega: “Quando c’era Ben Ali la Tunisia era bellissima, forse l’unica cosa è la libertà di opinione e di espressione, ma è secondario, prima non dobbiamo avere fame. Posso tacere…la cosa importante è avere la pancia piena. Ora parlo e posso parlare, ma ho ancora fame: capisci la differenza?“.