“Un colpo di mano non è un colpo di Stato” ci ha spiegato in questa intervista Mauro Indelicato, giornalista e inviato de Il Giornale, esperto di strategie militari, a proposito di quanto accaduto in Tunisia negli ultimi due giorni. Il presidente della Repubblica Kais Saied ha rimosso il primo ministro e congelato il parlamento, “ma questo non è avvenuto con un colpo di Stato come dicono adesso ovviamente i politici estromessi dal governo, ma applicando l’articolo 80 della Costituzione tunisina che permette al capo dello Stato, in una situazione di grave stallo politico com’è quella in cui si trova il paese, di dimissionare il capo del governo e il parlamento”.



Tanto è vero che tantissime persone sono scese in piazza per festeggiare l’accaduto: “Chi parla di colpo di Stato dovrebbe leggere la Costituzione o tornare al primo anno di scuola elementare, io sono stato paziente e ho sofferto con il popolo tunisino” ha detto Saied. Sempre secondo quanto ci ha detto Indelicato, “la Tunisia dopo le ultime consultazioni elettorali si trovava con un frazionamento estremo del parlamento, tanto che il partito di maggioranza, gli islamici di Ennahda, non avevano neanche raggiunto il 20%. Con una crisi economica aggravata dal Covid non era più possibile andare avanti così”.



La Tunisia di tutti i paesi che hanno vissuto le Primavere arabe era quella che non aveva subito rivoluzioni sanguinose, ma è stata segnata negli ultimi dieci anni da un’instabilità evidente. Cosa ha portato il presidente a fare quanto ha fatto?

La mossa di Saied con cui ha rimosso il primo ministro non era del tutto inattesa. Questo perché la Tunisia viveva da diverso tempo uno stallo politico dovuto a un forte frazionamento parlamentare, basti pensare che il partito di maggioranza, Ennahda, non è arrivato oltre il 20% nelle ultime consultazioni. Questo ha reso il paese ingovernabile per via di veti incrociati e lotte tra partiti. Questa situazione ha sfiancato sia il presidente che molta parte della popolazione. Ed era nell’aria un colpo di mano. È chiaro che a parlare di colpo di Stato è l’opposizione.



Ecco, quale la differenza tra colpo di mano e colpo di Stato?

Basandosi sulla Costituzione, in particolare l’articolo 80, Saied si è avvalso della possibilità di destituire il premier e di congelare il parlamento.

Come mai si è mosso adesso se l’instabilità durava da tempo?

Si è mosso adesso perché prima voleva assicurarsi l’appoggio dell’esercito. Evidentemente è riuscito ad averlo e lo dice il fatto che i militari avrebbero impedito al presidente del parlamento, che è anche leader di Ennahda, di entrare in parlamento. Segno come comunque una buona parte del paese e dell’esercito lo appoggia, perché la Tunisia era in uno stallo politico molto forte.

Che cosa si può dire di Ennahda?

Fa parte senza dubbio della galassia dei Fratelli musulmani, ma dato che la Tunisia è un paese da sempre molto moderato, è stato uno dei primi paesi laici del mondo arabo, anche i suoi partiti islamici non sono così radicali come altrove. Tanto è vero che l’attuale sindaco di Tunisi appartiene a Ennahda ma è una donna.

Però quando c’era l’Isis moltissimi giovani tunisini sono andati a combattere in Siria.

Da un punto di vista della società il fenomeno di radicalizzazione tra i giovani è molto forte. Dipende dalle condizioni sociali, non manca solo il lavoro ma anche la prospettiva di lavoro per milioni di giovani. Va ricordato che la Tunisia è un paese con un’età molto bassa rispetto ai paesi europei, questo ha creato nell’ultimo decennio molta radicalizzazione e adesione all’Isis. Pensiamo all’attentatore di Nizza che era tunisino, non era ligio alle regole islamiche, era un giovane che faceva anche uso di alcol, poi ha trovato certezze nell’adesione all’Isis. È un percorso che fanno sempre più giovani tunisini.

Questo potrebbe portare a uno scontro tra musulmani radicali e moderati? Ci sono stati incidenti davanti al parlamento.

In questo momento è difficile dire se ci sarà una reazione da parte del fondamentalismo, è un fenomeno sociale più che politico, è ancora prematuro dirlo.

Cosa farà adesso Saied?

Saied è un personaggio noto per essere uno che parla poco, in campagna elettorale era soprannominato Robocop, è una figura molto concentrata sul lavoro e parla molto poco e questo è apprezzato. Credo che adesso si atterrà a quanto prevede la costituzione, lui è un costituzionalista e sa come sfruttarla. Nominerà un nuovo primo ministro alle sue dirette dipendenze, un nuovo governo più vicino al presidente per gestire la fase di emergenza.

Una Tunisia instabile può aumentare il flusso di migranti già molto alto verso il nostro Paese?

L’instabilità ha dei contraccolpi importanti sull’immigrazione, però non è detto che con questo colpo di mano la Tunisia si avvii all’instabilità. In realtà è da più di un anno che i migranti partono sempre di più dal paese e questo proprio per lo stallo politico di cui dicevamo. Se Saied riesce a rendere stabile la Tunisia, paradossalmente ci potrà essere una Tunisia più attenta ai flussi migratori. Lo stallo politico ha diminuito il controllo delle coste, ora potrebbe esserci un maggior rigore nel controllo del territorio e quindi una riduzione dei flussi.

(Paolo Vites) 

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI