Ancora niente da fare per l’accordo sui migranti tra Tunisia e Unione europea. Come riportato dai colleghi di Avvenire, la Commissione europea ha reso noto che non sarà possibile chiudere l’intesa entro il Consiglio europeo, in programma tra giovedì e venerdì. L’accordo vede al centro gli aiuti finanziari e la lotta alla migrazione irregolare. “Abbiamo concordato con i partner tunisini che le discussioni sul memorandum continueranno la prossima settimana, dopo la fine delle festività in Tunisia, quindi non sarà fatto prima del Consiglio europeo”, la conferma del capo portavoce dell’esecutivo Ue Eric Mamer.
“Le discussioni sono ancora in corso”, l’analisi di un’altra portavoce della Commissione europea, Ana Prisonero: “Inoltre, in questa settimana c’è un periodo di festività molto importante in Tunisia, la festa del sacrificio, Id al-Adha, e dunque potremo continuare le discussioni da lunedì. E il nostro obiettivo è poter concludere il prima possibile dopo il Consiglio Europeo”. Ma c’è da ben sperare: “Le discussioni proseguono in maniera costruttiva”.
Tunisia, slitta l’accordo sui migranti con l’Ue
Come evidenziato da Avvenire, il memorandum in ballo tocca vari aspetti, così riassunti dalla presidente della Commissione europea von der Leyen: assistenza macrofinanziaria, rafforzare i legami economici e commerciali, la cooperazione in materia di energia verde, migrazione e aumentare i contatti tra le persone. Il grande timore di Italia e Europa è legato alla possibile crisi economica tunisina che si potrebbe tradurre in un ancora più ingente flusso di partenze di migranti irregolari. Per quanto concerne il fronte migratorio, però, il presidente tunisino Kais Sayed ha tenuto a ribadire di non volere migranti sub sahariani sul suo territorio. E ancora, l’autoritario presidente di Tunisi punta i piedi sulle richieste europee di rigorose garanzie sul rispetto dei diritti umani. Un altro aspetto da monitorare è quello finanziario: il Fmi per erogare il prestito da 1,9 miliardi di dollari di cui il Paese ha urgente bisogno ha chiesto una serie di riforme e l’abrogazione di vari sussidi, in parte rigettate da Sayed.