La storica multinazionale Tupperware sta per chiudere definitivamente i battenti. Dopo anni di difficoltà finanziarie, l’azienda nota per produrre i contenitori per gli alimenti ha accumulato debiti per un totale di uno e 10 miliardi di dollari.
Nonostante il tentativo di ristrutturare il debito nel 2020, oggi la situazione non è cambiata e l’azienda americana ha avviato la procedura fallimentare seguendo l’iter sancito nel Capitolo 11 della Legge Americana.
Il fallimento di Tupperware: cos’è successo?
Il brand Tupperware nasce dall’invenzione della società Earl Tupper che fonda l’impresa nel 1946. Da allora la società americana ha puntato tutto sulla promozione massiva dei suoi prodotti (noti per la chiusura ermetica dei contenitori per gli alimenti).
Il crollo e la crisi d’azienda si è verificato in appena cinque anni, quando il fatturato ha subito un calo del 42%. Tupperware non ha retto la transizione al digitale, dove i competitor hanno abbattuto perfino i 3 milioni di rappresentanti commerciali che lavorano con un sistema di multilevel marketing e vendita diretta.
La procedura fallimentare è il risultato di difficoltà finanziarie proseguite negli anni, con conseguenti complicazioni nel settore macroeconomico, dove Tupperware ha cercato di contrastare la concorrenza sempre più spietata (con la vendita di prodotti ad un costo molto più inferiore).
Un futuro incerto
Il futuro di Tupperware non si conclude certamente adesso, neanche dopo che il CEO ha dichiarato di esser ricorso al Capitolo 11 della normativa americana che da avvio all’iter fallimentare (per aver superato negli anni 10 miliardi di dollari in debiti).
Il CEO Laurie Ann Goldman ha promesso di continuare a lavorare fino a quando non si chiuderà il processo, nella speranza che in qualche modo il marchio possa ripartire (o che qualcuno ci investa per creare dei nuovi prodotti o proporre un rilancio sul mercato.
Nel frattempo Tupperware continuerà a pagare regolarmente i fornitori e i dipendenti, cercando di trovare una riorganizzazione aziendale.