Una turbolenza in volo può avere in casi rari gravi conseguenze. Lo sa bene un medico di Treviso a cui si sono forate le meningi. Tre giorni dopo il volo da Treviso a Lamezia Terme ha cominciato ad accusare alcuni sintomi, a partire dal mal di testa. Ma diventava insopportabile quando era in piedi, mentre spariva quando era disteso. Per questo Ugo Grossi, 39enne medico della Seconda Chirurgia dell’ospedale di Treviso ha deciso di rivolgersi ad uno specialista in neurologia, che gli ha diagnosticato ipotensione intracranica spontanea. Si tratta di un problema raro che colpisce mediamente una persona su 20mila ogni anno. La vicenda è stata ricostruita dal Gazzettino, secondo cui il dottore è stato costretto ad una settimana di ricovero all‘ospedale Ca’ Foncello, proprio nel reparto dove abitualmente si occupa dei pazienti.



Inoltre, ha dovuto osservare un mese di riposo assoluto. Nel frattempo, ha descritto il suo caso clinico che è stato pubblicato sull’European Journal of Neurology, prestigiosa rivista scientifica europea. «Il problema è emerso qualche mese fa. Ho avuto una rara condizione, nota come ipotensione intracranica spontanea, causata dalla formazione di un “forellino” nelle meningi che provoca la fuoriuscita di liquor, il fluido che protegge il cervello e il midollo spinale», ha spiegato.



MENINGI FORATE DOPO TURBOLENZA IN VOLO: COS’È SUCCESSO

Per il medico l’unico evento che potrebbe aver causato il foro alle meningi è il volo per la Calabria durante il quale ha avuto «un trauma sussultorio da turbolenza con il collo reclinato verso il mio bambino, che mi sedeva accanto». La fuoruscita di liquor dalle meningi ha causato quella cefalea particolare, detta ortottica. Fondamentale è stata la tempestività della diagnosi fatta dal neurologo Simone Tonello, perché ha potuto cominciare le cure con idratazione, cortisone e caffeina. Peraltro, in letteratura non ci sono molti studi anche su casi meno gravi.



Dopo un mese di riposo assoluto si è ripreso e i sintomi sono spariti. Proprio approfittando del riposo ha approfondito il suo caso avvalendosi dell’aiuto, come riportato dal Gazzettino, del neurologo e della neuroradiologa Elena Trincia. «Ora sono doppiamente contento per essere guarito e per aver potuto descrivere il mio caso in modo da lanciare il messaggio a pazienti con la mia stessa condizione che la terapia conservativa può funzionare».