Nello speciale Tg1 andato in onda ieri in prima serata sulla guerra in Siria e l’invasione della Turchia, il Premier Conte ha tenuto un discorso di diversi minuti dove ha toccato diversi argomenti. Oltre a ribadire la totale contrarietà dell’Italia all’invasione di Erdogan e anticipando i temi poi esposti allo stesso “sultano” nel colloquio telefonico odierno (dove il Premier ha ribadito di cessare immediatamente gli attacchi ai curdi nel nord della Siria), Conte ha poi fatto una riflessione sull’embargo di armi alla Turchia annunciato solo due giorni prima dal Ministro degli Esteri Luigi Di Maio in Parlamento, con l’accordo dello stesso Premier. «l’opinione pubblica italiana ha posto l’accento soprattutto sulla vendita di forniture militari di armi alla Turchia: ma non è che non vendendo armi alla Turchia noi andiamo a risolvere il problema della guerra in Siria, la Turchia le armi già ce l’ha». Non solo, il Presidente del Consiglio al giornalista del Tg1 Francesco Giorgino aggiunge «Fare di più significa battersi con tutti gli strumenti a disposizione, all’interno della comunità europea e internazionale, affinché questa iniziativa militare cessi al più presto, perché cessino le sofferenze del popolo siriano e perché non si dia seguito a un’iniziativa che può risultare oggettivamente destabilizzante».



CONTE VS DI MAIO SU EMBARGO ARMI, MA HA CAMBIATO IDEA

Queste parole di Conte, passate un po’ in sottotraccia quest’oggi dai media italiani, in realtà rappresentano una doppia bocciatura del Premier ai danni del suo Ministro degli Esteri, nonché capo politico del Movimento che lo ha fatto nominare a Palazzo Chigi: l’embargo di armi alla Turchia siglato da Di Maio due giorni prima non solo rappresentava una mossa strategica concordata a livello europeo, ma era stata giusto due giorni prima “accordata” dal Premier Conte. Solo due giorni dopo la posizione del Presidente è improvvisamente cambiata, forse anche “ascoltando” il parere dato da Analisi Difesa nelle parole del Direttore Gianandrea Gaiani «Da un lato è fuori discussione il diritto dell’Europa di chiedere alla Turchia di ritirarsi dal nord della Siria ma la minaccia di blocco delle forniture suscita qualche perplessità. Non solo perché sarà inefficace e non influirà sulle operazioni belliche in atto, la cui durata potrebbe essere di pochi giorni o poche settimane, ma soprattutto per ragioni di opportunità strategica e industriale e perché la Turchia è membro della Nato, inserita in tutti i meccanismi congiunti dell’alleanza. Inoltre – conclude il focus di Analisi Difesa – al momento non è sottoposta ad alcun embargo internazionale disposto dall’Onu, ragione che per la legge italiana e di molti altri Stati europei sarebbe sufficiente a fermare l’export di equipaggiamenti militari». Come giustamente osserva oggi l’ottimo focus di Michele Arnese su Startmag.it, la confusione e l’ira comprensibile interna al Governo tra Palazzo Chigi e M5s si riflette su un punto decisivo anche se poco raccontato: l’idea di un embargo contro la Turchia sulle armi «intaccherebbe anche il gruppo Leonardo (ex Finmeccanica), partecipato dal Ministero del Tesoro».

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