Venti di guerra tra Turchia e Grecia? «Nemici dell’Islam», così il ministero degli Esteri di Ankara ha definito i greci dopo le critiche giunte dal premier Kyriakos Mitsotakis per la conversione in moschea di Santa Sofia e la prima preghiera islamica che ha avuto luogo ieri all’interno della struttura (con tanto di polemiche anche per l’uso della spada ottomana). Il primo ministro greco aveva parlato di «un affronto alla civilità del ventunesimo secolo» e di una «sfida» ai «diritti sovrani di Grecia e Cipro», e la replica della Turchia non si è fatta attendere. «Ancora una volta la Grecia ha dimostrato la sua inimicizia nei confronti della Turchia e dell’Islam, utilizzando il pretesto della prima preghiera a Santa Sofia», recita il comunicato diffuso dal portavoce del ministero degli Esteri, che rivolge una dura condanna alle critiche arrivate da Atene. In Grecia, però, ci sono state anche proteste. A Salonicco, infatti, alcuni manifestanti hanno bruciato la bandiera turca, ma per Ankara è solo una provocazione.
TURCHIA CONTRO GRECIA “PROVOCAZIONI IN PUBBLICO”
«Condanniamo fermamente che il governo e il parlamento greco provochino in pubblico e consentano pubblicamente di bruciare la nostra bandiera gloriosa a Salonicco», ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri turco. Inoltre, ha evidenziato che Atene è l’unica capitale europea senza una moschea e sottolinea che nessun paese può insegnare la sovranità nazionale alla Turchia. Nelle cancellerie occidenali c’è grande preoccupazione per quanto sta accadendo. Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione Ue si è detto «arrabbiato come greco» e poi ha avvertito il presidente turco Recep Tayyip Erdogan dopo la conversione della basilica Santa Sofia in moschea: «Se vuole lavorare con l’Europa sulla base dei nostri principi e valori – riporta il Corriere della Sera – quello che sta accadendo a Santa Sofia non è un buon punto di partenza». Ma anche lui in questi giorni è stato chiaro: «Santa Sofia è nostra e non accettiamo che ci si dica cosa farne», aveva dichiarato Erdogan. E così lo strappo è inevitabile.