Che i paesi democratici – affiliati o meno all’Alleanza atlantica – abbiano posto in essere omicidi mirati, o come li chiamano i francesi operazioni homo, è ormai un dato di fatto acquisito in ambito storico.
A maggior ragione questo vale per la Turchia, che ha un numero assai elevato di nemici tra i curdi, gli armeni e i sostenitori di Gülen sparsi a livello globale. Il modus operandi attraverso il quale l’intelligence turca ha operato – e opera – è analogo al Mossad. Ci sono molti casi in cui il Mit (Millî İstihbarat Teşkilâtı), il servizio di intelligence turco, è stato apertamente accusato di essere coinvolto in omicidi mirati. È significativo che in almeno tre casi noti, il Mit è stato costretto a fare annunci ufficiali o a confutare le accuse.
Nei primi anni Ottanta, ad esempio, il Mit è stato accusato di aver ucciso diversi dissidenti turchi e armeni in Europa. Secondo la stampa turca, gli agenti gestiti dal Mit avrebbero assassinato Katip Saltan a Brema, in Germania, nel mese di agosto 1980. Un altro assassinio, quello di Celalettin Kesim nel gennaio del 1980 a Berlino, è stato sponsorizzato dal Mit.
I primi attacchi del Mit contro gli armeni sono avvenuti nel 1982. Il 5 dicembre di quell’anno Nubar Yalimian, direttore del giornale armeno Baikar, è stato accoltellato a morte nella sua casa di Utrecht, nei Paesi Bassi. Questo è stato il periodo in cui gli attacchi dell’Esercito segreto per la Liberazione dell’Armenia (Asala) avevano intensificato la loro attività terroristica e i turchi hanno risposto con una serie di attacchi mortali e attentati che si sono verificati con il reclutamento di membri della mafia nazionalista. L’8 dicembre 1982 ad Atene un attacco controverso ha provocato la morte dell’armeno Karnik Vahradian e gravi lesioni a Vahe Hutavertian. Il 24 dicembre 1982, l’armeno Minas Bedros Simonian è stato assassinato a Beirut, e nello stesso anno, K. Hanikian è stato ucciso in Francia. Il 12 marzo 1983 Karabet Pasabedjian è stato assassinato a Beirut. Lo stesso anno, è stato segnalato un altro incidente che conferma la collaborazione del Mit con la mafia turca.
Secondo fonti armene, l’armeno Mardiros Zamgojian, che è stato condannato in Svizzera a quindici anni di carcere per l’omicidio di un diplomatico turco, era in pericolo di essere giustiziato nella prigione di Orbi, dove stava scontando la sua pena. Un prigioniero della prigione turca nei pressi di Ginevra, che aveva ucciso due persone in un caso di droga, aveva chiesto di essere trasferito nel carcere di Orbi. Secondo le informazioni, la sua missione era di uccidere Mardiros, omicidio che è stato però scongiurato.
Nel mese di aprile del 1988, Agop Agopian, uno dei fondatori e responsabili di Asala, è stato assassinato ad Atene. Agopian, 39anni, ha vissuto in Grecia per circa sei mesi con la moglie e due bambini in un appartamento vicino alla città di Pireo. Il suo nome in codice era Abdullah Qassim. Aveva un falso passaporto diplomatico yemenita e si è presentato come un ricco uomo d’affari. Agopian è stato ucciso da due uomini armati incappucciati prima che gli assalitori fuggissero con un furgone.
Il 15 settembre 2020 un uomo di 53 anni si era recato davanti all’Ufficio di Stato per la Protezione della Costituzione a Vienna, dove aveva mostrato il suo passaporto italiano e affermato di essere stato istruito dai servizi segreti turchi per assassinare Berivan Aslan, un politico austriaco di origine curda nel mese di agosto 2020. Secondo le sue rivelazioni – e quelle raccolte in un secondo momento dall’intelligence austriaca – il Mit ha istituito una vasta rete di provocatori che si estendeva da Vienna a Bregenz. Secondo l’intelligence tedesca, il Mit ha circa 6mila agenti in Germania, mentre il loro numero in Austria è sconosciuto.
Il ricorso alle torture, ma soprattutto alle esecuzioni extragiudiziali, nei confronti dei curdi dissidenti come nei confronti degli affiliati di Gülen sono pratiche abituali da parte degli agenti operativi del Mit. Inoltre il servizio segreto turco si avvale – per esempio in Austria – della collaborazione delle organizzazioni legate ai Fratelli musulmani e ad Hamas. Pensiamo alla Iggö (Islamische Glaubensge-meinschaft Österreichs), che ha stretti legami non solo con il mondo arabo-musulmano, ma anche con l’Akp.
Insomma, le autorità austriache e quelle tedesche sospettano che il finanziamento del terrorismo si svolga attraverso sub-organizzazioni legate ai Fratelli musulmani in Europa, in particolare in Austria. Gran parte del denaro viene inviato dal Qatar e poi viene instradato attraverso associazioni, fondazioni o società in Austria.
Una considerazione finale: comparando le impressionanti analogie dei diversi servizi di sicurezza – francesi, turchi, americani, russi eccetera – in relazione all’eliminazione dei nemici interni, non si può non constatare come il modus operandi dei servizi di sicurezza non solo abbia travalicato – e travalichi – ampiamente i confini della legalità, ma come gli omicidi mirati siano spesso compiuti in collaborazione con gruppi estremistici, terroristici e con la criminalità organizzata, a conferma che i legami fra lo Stato legale e lo Stato oscuro, o Deep State, sono più stretti di quanto non si creda.
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