Marco Minniti, ex ministro degli Interni e dal 2021 presidente della Fondazione Med-Or, è intervenuto ai microfoni del quotidiano “Libero” in edicola oggi, giovedì 30 dicembre. Un’intervista utile a fare il punto della situazione sulla questione geopolitica che riguarda da vicino l’area compresa fra Mediterraneo e Africa, nel corso della quale Minniti ha chiarito che in Sahel c’è il terrorismo salafita, nel Corno d’Africa, il caso somalo s’affianca alla guerra civile in Etiopia fra il governo e le milizie tigrine, mentre “si verificano colpi di Stato in Ciad, Sudan e Mali. È una partita difficile per l’Unione Europea e per l’Italia, dato che gli Stati Uniti si sono in parte ritirati per concentrarsi sul Pacifico contro la Cina”.



Analizzando da vicino il caso della Somalia, il politico ha chiarito che il braccio di ferro tra il presidente Farmajo e il primo ministro Roble rientra nella difficoltà dell’affermarsi di processi democratici in Africa. Roble “s’era insediato come premier avendo una sorta di mandato da parte degli enti internazionali, affinché portasse la Somalia a elezioni. Dietro Farmajo c’è l’influsso della Turchia e del Qatar, mentre Roble è vicino ai consessi internazionali, anche occidentali. Senza contare il terrorismo islamico degli Al Shabab”.



MARCO MINNITI: “L’EUROPA DEVE AFFRONTARE LA SITUAZIONE AFRICANA SENZA IL SOSTEGNO USA”

Sempre su “Libero”, Minniti ha poi affermato che adesso l’Europa dovrà affrontare la situazione da sola, man mano che gli Usa diminuiscono il loro impegno. Questo perché gli Usa guarderanno sempre più al Pacifico, con l’Ue chiamata a giocare su tre tavoli diversi: quello dello squilibrio demografico, legato alle migrazioni; quello del terrorismo, dato che il Sahel pullula di eredi di Al Qaeda e che la parte meridionale della Libia, il Fezzan, può diventare una loro nuova roccaforte; quello della sfida per le risorse africane, petrolio, gas e metalli rari, insostituibili nell’elettronica.

Il punto, secondo Minniti, è che, adesso, “nel Mediterraneo s’è avuto uno scivolamento strategico, si sono insinuate Russia e Turchia, prima in Siria, poi in Libia. Anche se russi e turchi sono su fronti opposti, trovano compromessi per non scontrarsi. Ue e Italia si ritrovano invece senza un effettivo controllo dell’altra sponda del Mediterraneo. In Libia, il rinvio delle elezioni non è una novità. Si doveva votare già nel 2018, poi varie vicende, fra cui l’intervento di Turchia e Qatar a sostegno della Tripolitania, e di Russia, Egitto ed Emirati in favore della Cirenaica, hanno complicato tutto. I turchi hanno ottenuto il porto di Misurata per 99 anni. Turchi e russi mirano a far accettare la divisione della Libia dando l’illusione che la spartizione sia garanzia di stabilità”. In tutto questo, l’Italia deve provare a sbloccare l’impasse, sulle orme della “politica sagace di Aldo Moro”.