PKK RIVENDICA L’ATTENTATO CONTRO IL MINISTERO DEGLI INTERNI AD ANKARA
Si è dovuto attendere la serata di domenica 1 ottobre per ricevere in Turchia la rivendicazione ufficiale dell’attentato avvenuto la mattina stessa ad Ankara con due kamikaze contro il Ministero degli Interni e il vicino Parlamento, nel giorno della ripresa dei lavori parlamentari dopo la pausa estiva. Il Pkk – il Partito dei Lavoratori del Kurdistan – è tornato a colpire attraverso il terrorismo il potere di Erdogan e l’intera Turchia: i militanti curdi armati, storicamente in guerra contro l’esercito turco dai primi anni ’80, hanno attaccato il ministero dell’Interno ad Ankara.
Due agenti di polizia sono rimasti lievemente feriti mentre i due assalitori sono morti: uno si è fatto esplodere con una bomba attaccata al corpo mentre l’altro, secondo la ricostruzione del ministro dell’Interno Ali Yerlikaya, «è stato neutralizzato dalle forze dell’ordine», e ucciso. Dal video diffuso già ieri dalla Reuters si vede un uomo uscire di corsa da un’auto ferma davanti all’entrata del Ministero diretto da Ali Yerlikaya e farsi esplodere all’istante. L’altro assalitore invece esce anch’egli dall’auto e punta un’arma contro l’entrata del dicastero: alcuni media turchi hanno poi diffuso la fotografia di un lanciarazzi a terra nella zona dell’attacco, vicino cioè alle sedi di altri ministeri e del Parlamento turco che ha riaperto dopo la pausa estiva.
Turkey’s government said two attackers detonated a bomb in front of the Interior Ministry buildings in Ankara. One died in the explosion and the other was ‘neutralized,’ authorities said https://t.co/j3AAp6uMja pic.twitter.com/CwbePJ4j1h
— Reuters (@Reuters) October 1, 2023
ALLARME TURCHIA, LA DURISSIMA RISPOSTA DI ERDOGAN: NUOVE BOMBE SUI CURDI (E ARGOMENTI CONTRO LA SVEZIA)
«Questi vili attentatori non sono stati in grado di realizzare il loro obiettivo e mai ci riusciranno»: così ha parlato il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan durante il primo discorso della riapertura dell’Assemblea parlamentare di Ankara. Quello stesso Parlamento che nelle prossime settimane è chiamato ad esprimere sull’adesione della Svezia alla Nato, finora fermata proprio dal veto turco per via della presunta “protezione” che Stoccolma darebbe da anni ad alcuni sostenitori del Pkk. Lo scorso luglio Erdogan ha ammorbidito la sua opposizione all’ingresso di Stoccolma nella Alleanza Atlantica (dopo che la Svezia ha approvato una legge “anti Pkk“, ndr) concedendo la discussione parlamentare che comincerà a breve proprio a pochi passi dal luogo dell’attentato.
E così il partito curdo torna protagonista in un momento cruciale, con diversi analisti internazionali che pongono quantomeno la questione sulla tempistica “sospetta” di un attentato avvenuto e rivendicato dai curdi contro il Parlamento turco proprio quando Ankara è chiamata a decidere le sorti di un ingresso in Nato di un Paese accusato di essere “complice” del Pkk. «Sono gli ultimi rantoli del terrorismo», condanna Erdogan mentre nel comunicato di rivendicazione del Pkk si legge come l’attentato sia un avvertimento «contro il massacro e le pressioni fasciste sul popolo del Kurdistan. Se il regime fascista dell’Akp (il partito di governo di Erdogan, ndr) continuerà a commettere questi crimini, le azioni legittime della giustizia rivoluzionaria continueranno».
In piena risposta all’attentato, appena poche ore dopo i kamikaze di Ankara la Turchia ha sganciato bombe contro i curdi in Iraq: il Ministero della Difesa turco sostiene di avere bombardato «20 obiettivi nel nord dell’Iraq», in particolare nelle regioni di Metina, Hakurk, Kandil e Gara. «Li abbiamo attaccati di sorpresa nei loro nascondigli durante la notte e continueremo ad attaccare. Questa lotta non finirà finché non ci saranno più terroristi», attacca il Ministro di Ankara, «Grotte, bunker, rifugi e magazzini utilizzati dall’organizzazione terroristica separatista sono stati bombardati e molti terroristi coinvolti sono stati neutralizzati».