La Turchia resiste nell’atteggiamento filo-putiniano anche per quanto riguarda il trattamento privilegiato dei super ricchi ed imprenditori provenienti dalla Russia. I rapporti tra i due paesi sono da sempre considerati stabili, ed Erdogan prosegue con le critiche alle sanzioni Ue sul gas continuando il progetto di costruzione della centrale nucleare che sarà gestita dalla società Rosatom. Tutto è confermato anche dalla fuga degli oligarchi, che si sono spostati a Istanbul in massa, parcheggiando gli yacht sui porti del Bosforo e creando una nuova comunità del lusso. Ingenti i trasferimenti di denaro già documentati, più di 16 miliardi di dollari da ottobre 2022.



A dare esempio è stato il miliardario Roman Abramovich, in fuga da Londra colpito dalle sanzioni internazionali, che ha trovato rifugio sicuro in Turchia, spostando le imbarcazioni e  risultando attualmente residente in una villa affittata al prezzo di 50mila euro al mese. Come già successo a Dubai, nello scorso anno, anche nei pressi di Istanbul sono triplicate le presenze di grandi imprenditori e magnati russi che si ricostruiscono una vita ricominciando le attività economiche precedentemente sospese con il benestare del governo.



Gli analisti: “Oligarchi russi al sicuro in Turchia, ma se Erdogan perde le elezioni… “

In un articolo pubblicato sul quotidiano inglese Daily Telegraph, viene evidenziata la facilità di trasferimento di capitali, società e beni da parte dei ricchi russi in Turchia, che evitando l’applicazione di sanzioni proseguono anche il commercio. Gli investimenti raddoppiano di mese in mese, le aziende attualmente che hanno spostato la propria sede sono circa 1363, mentre erano solo 177 quelle risultanti nel 2021, cioè prima dell’inizio del conflitto in Ucraina.

Ma gli yacht e le ville sono la punta dell’iceberg del legame stretto che permane tra Erdogan e Putin. Altra dimostrazione più che evidente è rappresentata dall’investimento di 15 miliardi consentito ed assegnato alla società energetica Rosatom, con partecipazione statale russa, per costruire la prima centrale nucleare in Turchia, inaugurata lo scorso 27 aprile. A breve però ci saranno le nuove elezioni, e gli analisti internazionali cercano di prevedere cosa succederebbe in caso di vittoria degli oppositori di Erdogan. Emre Peker, direttore del gruppo Eurasia, sostiene che “Non necessariamente un altro partito si unirebbe alle sanzioni Ue sulla Russia, ma sicuramente gli investimenti e i privilegi concessi agli oligarchi diminuirebbero drasticamente“.