C’era grande attesa per l’incontro ad Ankara tra il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, e il suo collega turco Mevlut Cavusoglu. In agenda era infatti fissato l’argomento che sta inquietando tutto il mondo: la riapertura delle rotte del grano dai porti ucraini in modo da evitare quella che già viene definita una possibile carestia mondiale che toccherà soprattutto i Paesi africani. Non è andata però come si sperava, troppe le divergenze tra la posizione di Kiev e quella di Mosca, nonostante Lavrov abbia assicurato che la Russia è pronta a lavorare con la Turchia per sbloccare il commercio di grano. Ma Kiev non si fida: sminare il porto di Odessa e aprire un corridoio navale apre al rischio di un attacco russo.
Resta il fatto che Erdogan al momento è l’unico interlocutore in grado di parlare con Mosca, anche se sicuramente non lo fa per spirito umanitario: “La Turchia è interessata a rafforzare la sua presenza nel Mar Nero, conteso da sempre con la Russia, soprattutto oggi che sono stati scoperti importanti giacimenti di gas. Ha poi bisogno che Mosca chiuda un’occhio sulle sue iniziative contro i curdi intraprese in Siria” ci ha detto Michela Mercuri, docente di storia contemporanea dei paesi mediterranei all’Università di Macerata.
Il tentativo della Turchia di mediare tra Russia e Ucraina per sbloccare il grano fermo da mesi nei porti ucraini è fallito, anche se non si interrompe il dialogo fra i due Paesi. Russia e Turchia hanno una sorta di accordo segreto per la spartizione del Mar Nero e delle rotte del grano?
Più che un accordo segreto credo che la situazione attuale, con una Ucraina che non può più accedere alle coste, rappresenti una occasione per la Turchia per cercare di rafforzare la propria presenza in un mare conteso proprio con Mosca, in cui tra l’altro è stata scoperta una ingente riserva di gas. La Turchia in questo momento è in piena attività per rafforzarsi nel bacino del Mar Nero, anche intensificando l’esplorazione e tenendo esercitazioni per dimostrare di possedere capacità tecnologiche e militari tali da poter assumere un ruolo più importante nel contesto di questo mare. A ciò si aggiunge la proprietà turca del Bosforo, sancita dalla convenzione di Montreux del 1936, che conferisce alla Turchia il controllo del passaggio delle navi. Tutto questo dà ad Ankara ulteriori spazi geopolitici e un’arma in più a disposizione per stabilire il suo ruolo di controllore del Mar Nero.
Un controllore che però al momento, data la situazione bellica, è impossibilitato a svolgere il suo ruolo. Cosa comporta questo?
Teniamo conto che, se la Russia diventa più forte, non è solo un problema per i turchi, ma lo è per tutta l’Europa, la Nato e l’Occidente in generale. In questo momento non si vedono sbocchi di alcun tipo, visto che Kiev non si fida a sminare il porto di Odessa per paura che la città possa diventare obiettivo di attacchi russi. Il grano in giacenza va però liberato, perché rischia di marcire e il blocco può causare una imminente crisi alimentare in molti paesi nordafricani. Bisogna trovare una soluzione che in questo momento deve puntare sul poter offrire garanzie totali a Kiev in merito al fatto che la Russia manterrà le promesse.
Chi può farsi garante, visto che la Turchia non sembra riuscirci?
La garanzia dell’Onu diventa fondamentale. Restano però molte incognite, soprattutto qualora ci dovesse essere un incidente nel Mar Nero che coinvolgesse un paese Nato. Ciò causerebbe una escalation militare di dimensioni globali.
L’altro tema caldo affrontato nel vertice fra Lavrov e Cavusoglu è la situazione in Siria. Il 23 maggio Erdogan aveva annunciato la possibilità di una nuova operazione militare nel nord contro i curdi del Pkk. Lavrov è apparso piuttosto freddo: a Mosca l’idea di un’operazione militare turca in Siria non piace. Come andrà avanti la questione?
Qualunque attacco di Ankara sarebbe impensabile senza un accordo con Mosca, che ha truppe e basi e sostiene Damasco, che è invisa invece ai turchi. Bisogna ricordare che Erdogan aveva annunciato una operazione militare lungo i confini della Siria per creare una zona di sicurezza di circa 30 chilometri, secondo lui indispensabile per contrastare le minacce terroristiche dei curdi. Questo piano ha visto il freno di Mosca proprio perché ci sono frizioni tra Damasco e Ankara e in questo momento la Russia non ha bisogno di un nuovo arco di crisi in cui dover intervenire.
Molte delle truppe russe in Siria sono però state inviate in Ucraina. Erdogan alla fine avrà via libera per eliminare i curdi?
Erdogan ha dalla sua l’arma del placet all’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato, perché se dovessero entrare e la Turchia dovesse cedere sarebbe un grande smacco per Mosca. Putin potrebbe quindi chiudere un occhio su quello che i turchi vogliono fare in Siria, è una situazione tutta in divenire. Ci sono tanti livelli di trattative e la questione dell’ingresso nella Nato dei due Paesi scandinavi si lega alla questione siriana.
(Paolo Vites)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI