Il (già vasto) gruppo dei cosiddetti paesi Brics potrebbe presto vantare un nuovo membro: si tratta – secondo indiscrezioni lanciate da Bloomberg, ma non confermate da nessuno degli attori coinvolti – della Turchia di Recap Tayyip Erdogan, al centro da poco più di un anno di un progetto di crescita economica e sviluppo sociale tra i più accentuati delle economie emergenti; ma anche al contempo sempre più insoddisfatta dal trattamento riservatole dall’Unione Europea che tiene in sospeso la sua domanda di adesione da decenni.
Di fatto l’ingresso della Turchia nel gruppo fondato per essere un’alternativa solida al G7 e alle altre alleanze economiche mondiali (UE e Nato sopra a tutte le altre) sarebbe importante e segnerebbe l’ennesima svolta nell’alleanza che negli ultimi mesi è già stata al centro di importanti sconvolgimenti accogliendo – oltre ai ‘padri fondatori’ Russia, Cina, India, Brasile e Sudafrica – anche Egitto, Iran, Emirati Arabi Uniti ed Etiopia; il tutto mentre si valutano anche le adesioni di Paesi come Vietnam, Cuba e (addirittura) la Palestina attendono un responso ufficiale.
Turchia verso l’ingresso nel Brics: l’ipotesi ventilata già dallo scorso giugno che non lascerebbe indietro Ue e Nato
Come dicevamo giù in apertura, per ora non ci sono ancora conferme ufficiali all’adesione della Turchia ai Brics – con l’ufficio di Erdogan e quello del ministero degli Esteri che non hanno risposto alle richieste di commento da parte di Bloomberg -, ma è certo che un via libera potrebbe arrivare ad ottobre; così come che l’ipotesi di un ingresso ventilasse già da diversi mesi: i primi segnali da parte di Ankara erano già arrivati lo scorso giugno, quando il ministro degli Esteri Hakan Fidan aveva partecipato il qualità di ospite ad un summit estivo del gruppo, definendo i potenziali alleati come “un’alternativa all’Unione Europea”; mentre poco dopo anche il collega del dicastero economico Mehmet Simsek aveva citato l’intenzione di chiederne l’adesione.
Proprio attorno all’Unione Europea si gioca l’intera partita turca nel gruppo dei paesi emergenti perché Ankara aveva già chiesto di accedere all’UE nel 1999 ma – almeno ad oggi – non erano mai arrivati segnali positivi da parte di Bruxelles, nonostante gli importanti progressi in materia economica e finanziaria compiuti da Ankara nell’ultimo anno; così come pesa sul governo turco anche l’alleanza (mai interrotta ed, anzi, accentuata) con la Russia. Ma l’aspetto più interessante è che per voce dello stesso Erdogan i Brics non rappresenterebbero un’alternativa alla Nato o all’Ue, quanto più un altro tassello della sua strategia economica, fine a “rafforzare le nostre relazioni [e cercare] modi per promuovere la nostra cooperazione”.