Scontro senza precedenti tra Erdogan e Macron, che vede già coinvolti Turchia, Pakistan e diversi stati islamici contro la Francia, la Germania e l’Europa in generale. Il presidente turco Erdogan ha parlato esplicitamente di islamofobia, definendola “la peste dell’Europa”, colpevole di fomentare una campagna di linciaggio “paragonabile a quella contro gli ebrei del nazismo: Parlate di libertà di religione, ma siete i veri fascisti, gli eredi dei nazisti” ha tuonato rivolgendosi a Berlino. Tutto è iniziato con una doppia strumentalizzazione: la rivista i cui giornalisti furono massacrati da islamisti radicali Charlie Hebdo ha messo in copertina dopo questi attacchi di Erdogan lo stesso presidente turco, venendo denunciata dalla procura turca, all’annunciata legge francese contro il separatismo religioso, che fa riferimento in sostanza ai musulmani, con il divieto delle scuole parentali, dove secondo Macron si insegnerebbe ai bambini a mettere le bombe, e con la possibilità concessa alla polizia di interrompere qualunque discorso degli imam, vietando di fatto associazioni di culto e pratiche religiose. “Il problema di questa legge – ci spiega in questa intervista il professor Massimo Introvigne, sociologo, fondatore e direttore del Cesnur – è innanzitutto il fatto di essere anti-costituzionale e contro i diritti dell’uomo, perché non si può stigmatizzare una sola religione, anche se non dice chiaramente che si parla dei musulmani. Possono infatti essere colpite anche le scuole parentali cattoliche, che in Francia sono la maggioranza, o un sacerdote che in chiesa non parla bene degli omosessuali”. In sostanza, aggiunge Introvigne, “Macron ha alzato una palla comodissima a Erdogan e ai paesi come il Pakistan, una sorta di autogol, in quanto possono dire: ci attaccate sempre sui diritti umani, ma anche voi fate lo stesso”.
L’attacco di Erdogan contro l’Europa nasce dall’affannosa ricerca di sostegno popolare da parte di un leader in difficoltà per via dell’enorme crisi economica che ha colpito la Turchia o è l’ennesima uscita del leader autoritario che abbiamo imparato a conoscere?
Partirei da qualcosa che per molti lettori italiani è controintuitivo rispetto a francesi o americani: la proposta di legge contro il separatismo lanciata da Macron e dal ministro degli Interni francese è molto problematica.
Perché?
È una proposta che parte da una situazione reale, la presenza in Francia di una subcultura islamica radicale, ma presenta due problemi. Il primo è che non si può fare una legge solo contro l’islam, sarebbe anticostituzionale. Macron dice che ai bambini musulmani i genitori insegnano a mettere le bombe, ma la scuola parentale in Francia è fatta per l’80% da famiglie cattoliche e quando gli ispettori vanno a verificare i risultati sono sempre ottimi. Nella proposta di legge si dice, poi, che la polizia può assistere alle prediche degli imam e interromperle, e questo nelle moschee integraliste è giusto, però la legge non parla di moschee, ma di luoghi di culto. Se dunque un prete parla criticando il matrimonio tra omosessuali può essere colpito anche lui.
Ci sono altri aspetti critici della legge?
Così come è scritta dà ampi poteri di polizia sulle religioni in generale. Il divieto assoluto della scuola parentale e dell’istruzione a partire dai tre anni sono misure draconiane. È prevista poi una procedura diretta senza passare dai tribunali per sciogliere associazioni religiose e luoghi di culto.
Ma il fatto che la legge non specifichi che possano essere colpiti anche i cattolici non è certo il problema di Erdogan, o no?
Certamente no, ma il lancio con le fanfare da parte di Macron e di alcuni politici con accenti fortemente anti-islamici senza fare distinzione fra integralisti e non, è quello su cui Erdogan sta giocando. La Francia ha di fatto alzato la palla per una comodissima schiacciata, suscitando le loro reazioni. Personalmente sono critico per motivi diversi da Erdogan: io penso alle scuole cattoliche, visto che tra l’altro quelle musulmane sono pochissime. I bambini che frequentano le scuole parentali sono circa 50mila, quasi tutti cattolici.
La sfida tra Macron ed Erdogan su laicità e fondamentalismo radicale islamico può diventare la grande battaglia del nostro tempo?
Quando uno offre un assist d’oro per fare propaganda, Erdogan o il Pakistan – accusati giustamente di non tutelare la libertà religiosa, perché Erdogan non protegge certo i cristiani, mentre i pachistani hanno una legge sulla blasfemia di cui non si parla – hanno colto al volo l’occasione per dire che sono anche i francesi e gli europei contro i diritti umani. Visti i contenuti della proposta di legge francese e il modo con cui è stata propagandata da Macron, non stupisce il fatto che ci sia chi nel mondo musulmano ne abbia approfittato. Stanno facendo una operazione simile a quella che conduce la Cina ogni volta che viene accusata di violare i diritti umani: risponde ricordando che negli Stati Uniti la polizia uccide i neri. In pratica, ci accusate di non rispettare i diritti umani, ma in fondo fate lo stesso.
Quale ruolo stanno giocando Erdogan, il Pakistan, il Qatar e la Fratellanza musulmana?
Di fronte a una legge che non piace ai musulmani, eccetto una piccola minoranza che Macron esalta chiamandoli i musulmani amici dell’illuminismo, è chiaro che c’è una corsa ad accreditarsi come i campioni del mondo musulmano. Nel caso di Erdogan, lo vediamo anche nel conflitto tra Armenia e Azerbaijan o in Libia, dove cerca di approfittare delle difficoltà di altri paesi musulmani per rilanciare i fasti dell’impero ottomano e per riproporsi come capo dei musulmani di tutto il mondo.
Può diventare uno scontro che coinvolgerà l’intera Europa? E fino a che punto rischia di deflagrare?
Potrebbe succedere, ma vale la pena ricordare l’assordante silenzio degli Usa, che non hanno speso una parola di solidarietà per la Francia.
Secondo lei perché?
Per prima cosa gli Stati Uniti, o per lo meno l’amministrazione Trump, cercano sempre di tenere la Turchia dentro la Nato, tentando di evitare lo scontro. In secondo luogo, avendo una concezione estensiva della libertà religiosa, agli Usa la legge di Macron non piace. Tutte le scuole parentali possono finire per essere esposte alla legge e tante comunità religiose, chiamate in Francia sette, hanno origine proprio in America. Ecco perché questa legge non piace neanche agli americani.
(Paolo Vites)