Nemmeno la morte, neppure la più tragica, ferma il delirio. Succede anche nel caso di Giulia Cecchettin, la studentessa uccisa a un passo dalla laurea e per il cui omicidio è in carcere l’ex fidanzato, Filippo Turetta, accusato di averla sequestrata e assassinata l’11 novembre scorso. Sui social da alcuni giorni circola una serie di teorie del complotto e di post deliranti sotto un hashtag che ha dell’incredibile: “Turetta non esiste“.
C’è persino chi rilancia questa tesi con tanto di simulazioni e analisi sulle foto del giovane, convinto che si tratti di immagini manipolate addirittura con l’uso dell’intelligenza artificiale. Sulla piattaforma X (ex Twitter) c’è chi parla di “Turetta sapientemente creato dall’IA“, di “nei sul volto che scompaiono e riappaiono” da una foto all’altra, e c’è anche chi rilancia con un ulteriore carico di complottismo che tira in ballo il caso Yara Gambirasio: “Filippo Turetta semplicemente non esiste, due foto di m***a di 5 anni fa fatte con AI e poi il vuoto totale, nessuno del paese ha idea di chi sia, 0 foto o video di lui dopo arresto (a Bossetti fecero arresto in diretta nazionale), stanno apparecchiando tutto per il suo falso suicidio“.
Omicidio Giulia Cecchettin, Filippo Turetta arrestato dopo la fuga e reo confesso
Il femminicidio di Giulia Cecchettin è avvenuto lo scorso novembre e in carcere, reo confesso accusato di aver ucciso la studentessa di Vigonovo prossima alla laurea in Ingegneria biomedica, c’è il suo ex fidanzato e compagno di corso all’Università, Filippo Turetta. Il ragazzo è stato arrestato dopo una fuga di diversi giorni all’estero, rintracciato dalle autorità in Germania e riconsegnato all’Italia. Secondo quanto emerso, avrebbe sequestrato la vittima e poi l’avrebbe aggredita brutalmente per disfarsi del corpo abbandonandolo nei pressi del lago di Barcis (Pordenone).
A bordo della sua auto, una Fiat Grande Punto, gli inquirenti avrebbero rilevato tracce biologiche ed ematiche ora al vaglio di chi indaga. La Procura, riporta Ansa, ha incaricato il colonnello Giampietro Lago, capo del Ris di Parma, per l’analisi e il maresciallo Nicola Gibin per la consulenza informatica sul pc di Turetta. Gli accertamenti, irripetibili potrebbero restituire preziosi elementi per determinare se sussista l’ipotesi della premeditazione, aggravante che finora non sarebbe stata contestata al ragazzo accusato di omicidio volontario e sequestro di persona.