Il turismo sostenibile si può fare anche in Italia, con particolare riferimento a tre località molto diverse tra loro per morfologia, tradizioni e folklore: si tratta di Chioggia, Napoli e Courmayeur. A sentenziarlo è stato il “New York Times”, che, sulle sue autorevoli colonne, ha pubblicato una selezione delle 52 mete mondiali in cui è possibile toccare con mano il cambiamento non soltanto climatico, ma anche sociale in essere.

A proposito di Chioggia, collocata addirittura al primo posto della graduatoria dalla testata a stelle e strisce, essa viene descritta come segue: “Costruita su un agglomerato di isole della laguna veneta, con edifici secolari che sorgono dai canali in tutto il loro splendore decadente. Venezia è così preoccupata di tornare ad essere invasa ancora una volta dopo la pandemia che ha in programma di ricorrere a telecamere di sorveglianza e controllo dei dati su mobile per controllare la folla. Oggi Chioggia è meta di visitatori italiani e tedeschi, attratti sia dalle bellezze architettoniche del centro storico che dalle spiagge a misura di famiglia del suo borgo di terraferma, Sottomarina. La città, che ha conservato una ruvida atmosfera marittima, può fungere da base ideale per gite in bicicletta. È noto anche per il suo radicchio”.



TURISMO SOSTENIBILE: ALTRE DUE METE IN ITALIA DOPO CHIOGGIA

Se al primo posto fra le mete del turismo sostenibile scelte dal New York Times spicca Chioggia, “dove le terre selvagge in via di estinzione vengono preservate, le specie minacciate vengono protette, i torti storici vengono riconosciuti, le comunità fragili vengono rafforzate e dove i viaggiatori possono prendere parte al cambiamento”, non mancano due alternative sul suolo nostrano, a cominciare da Napoli, che “ha di fronte un futuro precario. Senza alcun intervento, questa città densamente popolata dovrebbe sperimentare 55 giorni di caldo estremo all’anno entro il 2049 e 93 giorni entro il 2081, secondo un recente rapporto”.



Infine, c’è Courmayeur, di cui si parla come “un’affascinante cittadina ai piedi del Monte Bianco, in una regione storicamente francofona d’Italia, che ha da tempo cercato di trovare un equilibrio tra turismo e conservazione. Decenni prima che l’overtourism diventasse allarmante, Courmayeur iniziò a limitare in estate l’accesso alle due alte valli, la Val Veny e la Val Ferret”.

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