Il futuro è digitale. Nel 2020 il budget Ict, ad esempio, aumenterà in media tra il 2,8% e il 2,9% e sarà trainato dalle grandi imprese che prevedono un incremento nel 45% dei casi. Ma il futuro è digitale anche nel turismo.

Il mercato travel online cresce a doppia cifra e supera i 15 miliardi di euro, stazionaria la componente tradizionale. I trasporti sono sempre la categoria principale (circa il 60% del transato online), seguito da alloggi e pacchetti. Gli acquisti da mobile per viaggi e turismo in Italia s’aggirano intorno ai 3 miliardi di euro. Detto questo, resta il divario tra lo stato dell’arte del mercato e l’adeguatezza degli operatori che quel mercato dovrebbero controllare, guidare, sfruttare. Cresce quindi la coscienza della necessità di “mind-innovation”, di formare, di creare le competenze necessarie per non galleggiare supinamente su un’onda che rischia di travolgere i meno attrezzati.



Più voci, oggi, parlano di consulenza in innovazione digitale, a favore soprattutto di imprese individuali, non in rete, quindi Pmi poco pronte a un’evoluzione non più rinviabile. Il Mise, ad esempio, ha recentemente varato i voucher per l’inserimento di innovation manager in azienda: 3.615 richieste nello spazio di un clic, tanto che i 50 milioni di dotazione iniziale sono andati immediatamente bruciati, costringendo il ministero a un nuovo stanziamento.



Non solo: sono già al lavoro vari organismi creati per rilasciare speciali certificazioni per queste nuove figure professionali. Secondo Confindustria, si tratta di formazione di nuovo, alto livello: un documento che attesti questo percorso d’apprendimento “digitale” potrebbe servire sia alle imprese, che potrebbero selezionare con più sicurezza le risorse umane più adatte, sia ai singoli, che potrebbero rivolgersi al mercato del lavoro con la forza di un importante attestato di qualificazione.

Si va delineando una certificazione che preveda determinati requisiti d’accesso, specifici esami e determinati standard di mantenimento, il tutto per valorizzare e standardizzare hard & soft skills e offrire un’occasione di garanzia di affidabilità sul mercato. In viale dell’Astronomia s’ipotizza addirittura di basare i nuovi contratti collettivi su parametri più contemporanei, con trattamenti premiali per chi riesce a conquistare simili traguardi.



E solo pochi giorni fa, in Trentino-Alto Adige, Province autonome, sindacati e associazioni di categoria hanno siglato un documento d’intenti per il settore turistico che prevede proprio, al capitolo formazione, “l’apprendimento permanente degli occupati, sviluppando il sistema di certificazione delle competenze e favorendo il consolidamento dell’apprendistato di primo livello con meccanismi di reale alternanza”.

Insomma, non solo corsi di web marketing turistico, non solo padronanza dei social media, non solo Seo specialist o web writer: il settore richiede nuove figure professionali adeguate e possibilmente “certificate”, in grado di gestire e trasferire le competenze, adeguando gli operatori e il business sui parametri più efficienti del mondo digitale.