“Noi facciamo appello al ministro alla Salute Roberto Speranza – dice Graziano Debellini, presidente di TH Group, leader nella ricettività leisure/montagna – perché si arrivi il più presto possibile ad uno stop alle restrizioni: oggi servono Greenpass illimitati, con la medesima validità per tutti. In caso contrario, se si procedesse con le regole attuali, il 50% di mercato turistico che proprio gli stranieri garantivano pre-pandemia resterebbe un ricordo”.
Debellini esprime la posizione di praticamente tutti gli operatori turistici italiani, in vista dell’imminente pass-caos. Succede che dal primo febbraio la validità della certificazione verde passerà da 9 a sei mesi. Questo implica che, essendo iniziata la somministrazione del booster verso la metà di settembre, a metà marzo una nutrita schiera di trivaccinati si ritroverà con un Greenpass super ma scaduto, il tutto senza sapere se sarà introdotta una dose quarta o un via libera comunque (il periodo emergenziale terminerà il 31 marzo, e tutti concordano nel dire che non vi saranno ulteriori proroghe).
Per l’industria del turismo il danno è evidente: come sperare nei viaggiatori dall’estero se, pur con la dose booster, non si vedranno accettati perché il loro pass è stato rilasciato più di sei mesi prima (all’estero la validità è rimasta quasi ovunque ferma a 9 mesi, tranne che in Francia, Danimarca e Malta, oltre appunto all’Italia)? E come per ogni danno, arriva anche la beffa: secondo il recente report di World Travel & Tourism Council le prenotazioni di viaggi intra-europei per il periodo pasquale di quest’anno sono aumentati del 250% rispetto al 2021. Ovunque, tranne che in Italia.
Al ministero della Salute dicono che i problemi sono noti e vi “si sta ragionando”, mentre tutti (soprattutto le Regioni, che spingono anche sull’abolizione della classificazione “a colori” dei territori) sperano che almeno ci si dimentichi subito dell’obbligo di tampone per chi arriva in Italia (anche se con Greenpass o booster ricevuto): l’ordinanza scade il 31 gennaio, e si confida che non venga prolungata. “Abbiamo chiesto – ha detto l’assessore trentino al Turismo, Roberto Failoni – di rivedere tutto: le norme che entreranno in vigore dal primo febbraio mettono a rischio l’arrivo di 150.000 turisti solo dalla Polonia, per non parlare della Repubblica Ceca”. “L’allentamento delle misure oggi sarebbe precoce – ha detto però il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri -: meglio tra un mese. Il Greenpass, comunque, è garanzia per il futuro, ma forse ci sarà un ripensamento delle norme che regolano quarantene e isolamenti. Si può fare comunque tutto se si possiede il Greenpass, non ci sono chiusure e null’altro”.
Sileri ha ragione, ma la contrazione della validità del certificato di fatto sta sperequando sugli spostamenti degli europei, turisti in prima linea. Tanto che il Consiglio agli affari generali dell’Ue ha preparato una “raccomandazione” destinata agli Stati membri, per sollecitare la validità unica del Greenpass a nove mesi e l’abrogazione di tamponi o quarantene per i viaggiatori trivaccinati, guariti o con test negativo. L’Ue raccomanda, ma ogni Paese, in materia di salute pubblica, decide da sé, quindi quel “consiglio” europeo dovrà essere recepito e adottato prima che cambi qualcosa.
“Sia i passeggeri che le imprese hanno bisogno di un quadro europeo stabile e coerente per riprendere a viaggiare e prepararsi in sicurezza alla primavera – sostengono in una nota le maggiori associazioni europee del turismo e dei trasporti, prima tra tutti la tedesca Ectaa -. L’incoerenza incide direttamente sui singoli passeggeri e sulle imprese in termini di programmazioni e prenotazioni dei viaggi e vacanze: non a caso attualmente il settore dei trasporti e del turismo registra ancora tassi di prenotazione inferiori di almeno il 30% ai livelli del 2021″.
Che anche nel Governo ci sia qualche dubbio sulla contrazione della validità del certificato verde risulta evidente anche nelle recenti parole del ministro al Turismo Massimo Garavaglia: “L’accorciamento della durata del Greenpass a sei mesi rischia di avere una conseguenza molto pesante sulla stagione invernale. Questa cosa da sola, ad esempio, fa perdere migliaia di clienti”. La palla adesso passa nelle mani del ministro alla Salute, Roberto Speranza, anche se probabilmente bisognerà attendere l’elezione del nuovo presidente della Repubblica per vedere la politica scuotersi da questa animazione sospesa. “Speriamo sia presto – commenta il presidente di Federalberghi Veneto, Massimiliano Schiavon – perché non possiamo davvero permetterci altri ritardi. Serve uniformità di regole in tutta l’Unione, sia per Greenpass che per vaccini e tamponi. E bisognerebbe anche rivedere il muro eretto contro i vaccini di altri Stati, soprattutto dell’Est, Sputnik in testa. Qui continuiamo a soffrire moltissimo proprio la mancanza dei turisti stranieri. A Venezia dopo una timida ripresa, subito dopo le feste tra Natale e Capodanno, molti alberghi hanno richiuso, in attesa di tempi migliori. Con i Greenpass a sei mesi adesso sono a rischio anche le settimane bianche sulle nostre montagne, che vedevano una presenza consistente di sciatori dall’estero. Ma vediamo nubi all’orizzonte anche sulla prossima stagione balneare. È difficile lavorare così, senza la possibilità di programmare alcunchè, per altro in momenti in cui il tasso di vaccinazione è elevatissimo e la consapevolezza di una convivenza possibile aumenta di giorno in giorno. Stiamo soffrendo regole troppo rigide, che ci penalizzano rispetto a tutto il resto d’Europa”. E invece “per noi è stato ed è importante il turismo domestico – sottolinea Giorgio Palmucci, presidente Enit Agenzia per l’Italia – ma ricordo che nel 2019 noi avevamo 50% di turisti italiani e 50% di turisti stranieri. Per noi quindi è fondamentale, soprattutto per alcune destinazioni, avere il turismo internazionale, extraeuropeo e americano in particolare”.
Bisogna infine registrare un’ultima furbata, emersa recentemente. Si sa che dal 10 scorso per salire su un aereo serve il Super Greenpass (tranne che per i bambini fino a 12 anni d’età), nelle tratte nazionali. Su quelle internazionali chi viaggia deve seguire invece le regole del Paese di destinazione: in Europa è sufficiente un qualsiasi tampone negativo che fa ottenere il Greenpass comunitario. Quindi, un non vaccinato che arriva in Italia da un Paese europeo, munito solo di un tampone negativo, dovrebbe sottoporsi all’isolamento fiduciario di 5 giorni, e poi a un altro tampone. Dovrebbe, però: il condizionale è d’obbligo, visto che i controlli sono talmente rari che i più riescono a evitare sia i 5 giorni di quarantena che il secondo tampone. Come sempre, un conto è scrivere le regole, un altro attivare gli strumenti necessari per farle rispettare. Inutile irrigidire le prime, se non si possiedono le forze per i secondi.
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