Il futuro di Futura Vacanze è iniziato nel 1995, grazie all’esperienza e all’intuito di Mario e Stefano Brunetti. In principio fu un catalogo neve, ma subito dopo la crescita è stata costante, che l’ha portata oggi ad essere uno dei principali tour operator e un punto di riferimento in Italia per mare, montagna e benessere.



Nel 2016 Futura Vacanze ha dato il via ad una svolta, iniziando a specializzarsi sul prodotto villaggi, con la creazione dei marchi Futura Club e Futura Style, aprendosi anche alle destinazioni di medio raggio. Nel 2021 il numero dei Futura Club raggiunge quota 21, di cui 15 in Italia (Toscana, Campania, Sicilia, Sardegna, Puglia, Calabria e Basilicata) e 6 all’estero (da Creta a Marsa Alam, da Sharm El Sheikh a Kos).



Villaggi all’estero che attualmente restano chiusi, immagino…

No, sono aperti – dice il presidente Stefano Brunetti, dal suo quartier generale romano -, ma purtroppo senza clienti italiani, impossibilitati a raggiungerli per le limitazioni ai viaggi, malgrado da mesi si parli dei “corridoi”, di Paesi con zone sicure e via dicendo. C’era stata una prova a Pasqua, con le Canarie, poi i contagi hanno ripreso a salire e s’è fermato di nuovo tutto. Adesso non ci resta che sperare nel prossimo Natale.

E i villaggi in Italia come stanno andando?

Bene, fortunatamente: abbiamo perfino superato i numeri del 2019, pre-Covid, segno evidente che la voglia di vacanze non è affatto scomparsa, anzi. Le isole però sono ancora in leggera sofferenza, visto che la maggior parte dei viaggiatori sceglie méte vicine, raggiungibili facilmente con mezzi propri. In ogni caso, luglio e agosto ci permettono di essere ottimisti.



Solo luglio e agosto?

Direi di sì, ancora va così. Si parla tanto di destagionalizzare, ma finché non ritornano in pieno i gruppi e i turisti stranieri non si può pensare di allungare i periodi di attività. Speriamo lo si possa fare presto.

I vaccini però costituiscono una svolta, un traino?

Certamente, e per fortuna che ci sono. Noi tutti siamo anche molto favorevoli al green pass, tanto che vorremmo fosse esteso in tutti gli hotel, per garantire quella sicurezza oggi tanto cercata e necessaria per un soggiorno tranquillo. E quando dico esteso, intendo proprio esteso a tutti, personale compreso. Invece oggi ci troviamo a dover cercare di convincere anche qualche addetto riottoso, che del vaccino ha un’irragionevole paura. E così, per questi dipendenti, inizia una raffica di tamponi, praticamente quotidiani…

Avete subìto disdette delle prenotazioni, qualche rinvio?

Con la quarta ondata di pandemia, nella prima decade di luglio, c’è stata una leggera flessione, è vero, frutto di paure e psicosi. Ma la situazione è andata presto migliorando mano a mano aumentava la popolazione vaccinata. Ripeto: i vaccini sono stati la salvezza della stagione.

Stagione che comunque non salverà del tutto il bilancio 2021, no?

Beh, penso che comunque riusciremo ad avere un più davanti, così come perfino l’anno scorso, grazie al contenimento dei costi e ai pochi ristori arrivati dai decreti governativi.

Pochi, dice…

In realtà, direi pochissimi. Tra l’altro ci sono ancora molti contributi riferiti al 2020 ancora da erogare. E mancano anche parecchi decreti attuativi. Insomma, ancora una volta, emergenza o non emergenza, sembra ci siano tanti proclami, tante promesse, ma poi il tempo passa e i conti non si riesce a farli quadrare. Per l’industria del turismo, però, il tempo corre veloce e i bisogni di cassa pure: se si decidono sostegni, occorre che arrivino subito, non quando qualcuno nel frattempo è già stato costretto ad alzare bandiera bianca. 

(Alberto Beggiolini)

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